I pentiti lo scagionano | Scarcerato dopo dieci anni

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05 Novembre 2008, 08:38

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 E’ una storia di giustizia inceppata e attende, con i suoi troppi “forse”, un esito definitivo. Ricorda e dilata i fotogrammi di un celebre film con Alberto Sordi, quel “Detenuto in attesa di giudizio” che sollevò coraggiosamente il problema di una legge, forse uguale per tutti, ma spesso cieco strumento di sopraffazione. Solo che, come spesso accade, la fantasia ha superato di gran lunga la realtà. Perché qui il giudizio c’è stato. E adesso gli stessi giudici dubitano della sua veridicità. Intanto, per dieci anni un uomo è rimasto in carcere, condannato all’ergastolo per due delitti.

Piccolo particolare: secondo le ultime rivelazioni dei pentiti, non li avrebbe commessi. A scagionare Felice Turco, originario di Gela, sono stati alcuni collaboratori di giustizia che hanno indicato “i veri responsabili” dei fatti di sangue per i quali l’uomo è finito in cella nell’agosto 1998. I giudici della Corte d’appello di Catania, competente per un omicidio e poi quella di Messina, che ha deciso per il secondo delitto, hanno ordinato la scarcerazione dell’uomo, in attesa della revisione del processo. Il provvedimento, sollecitato dal difensore di Turco, l’avvocato Flavio Sinatra, è stato concesso in base alle numerose prove d’innocenza che sono state prodotte e per le quali – spiega la difesa – si potrà ottenere la revisione. Così, nell’attesa, l’imputato ieri sera è stato scarcerato dalla casa circondariale di Bologna.  Felice Turco era accusato dell’omicidio del sedicenne Fortunato Belladonna, assassinato nel luglio 1998 a Gela, e del commerciante Orazio Sciascio. Per questi delitti si sono autoaccusati alcuni pentiti e lo scorso maggio sono stati notificati nuovi ordini di custodia cautelare. Sono sette i collaboratori di giustizia che scagionano Felice Marco Eros Turco, 30 anni, di Gela – questo il nome completo – dall’accusa di aver commesso due omicidi. L’uomo era stato condannato per l’uccisione del commerciante Orazio Sciascio e per quello del sedicenne Fortunato Belladonna. Nei confronti di Turco pesò la testimonianza di una donna che aveva visto il sicario di Sciascio con il volto coperto da una calzamaglia. Poi, venne trovato a Gela il corpo di Belladonna e i due delitti furono collegati perché il giovane viveva a casa della testimone che ha accusato Turco. I giudici di primo grado decisero che fra i due delitti vi era un collegamento e dunque condannarono Turco all’ergastolo. Il difensore, l’avvocato Flavio Sinatra, in base alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Sergio, Emanuele e Angelo Celona, Giuseppe e Rosario Trubia, Emanuele Terlati e Nunzio Licati, ha chiesto (e ottenuto) la revisione.

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05 Novembre 2008, 08:38

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