I piani di Cosa nostra tra ristoranti e macellerie| Ecco dove avvenivano i summit dei boss

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03 Luglio 2013, 19:48

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PALERMO – Era una collaborazione intensa e continua quella del capo della zona di Ballarò con i vertici delle più importanti famiglie mafiose di Palermo. Alessandro D’Ambrogio, finito in arresto nel corso dell’operazione “Alexander” dei carabinieri, incontrava, insieme ai suoi uomini fidati, i reggenti e i gregari degli altri mandamenti della città. I summit erano periodici, venivano organizzati in diversi luoghi della città e puntavano a riorganizzare gli assetti dei clan, a escogitare le strategie per rispondere alle decine di arresti degli ultimi anni. Ma gli incontri erano anche un modo per fare il punto della situazione: gli argomenti più frequenti erano il traffico e lo spaccio della droga e il racket delle estorsioni. Le attività che servono a Cosa nostra per rimpinguare le proprie casse e mantenere economicamente i suoi uomini, compresi quelli dietro le sbarre.

E così, i capi dei vari mandamenti si incontravano spesso presso le due agenzie di D’Ambrogio, entrambe nel centro storico. Le immagini immortalate dai carabinieri parlano chiaro e raccontano una serie di incontri che si svolgevano oltre i confini del mandamento Porta Nuova, a partire dal summit organizzato al ristorante “Ma che bontà” di via Emilia, dove il 7 giugno del 2011 sono seduti attorno a un tavolo, insieme a D’Ambrogio, Giulio Caporrimo, reggente del mandamento di Tommaso Natale, Cesare Lupo di Brancaccio, Luigi Giardina, cognato di Gianni Nicchi, Nicola Milano e Tommaso Di Giovanni di Porta Nuova, Antonino Zarcone, reggente della famiglia di Bagheria, Antonino Messicati Vitale, di Villabate, Fabio Chiovaro della Noce e Gaetano Maranzano, reggente della famiglia di Cruillas.

Dopo quell’incontro ne fu organizzato un altro soltanto una settimana dopo, a Villa Pensabene, allo Zen: un summit al quale parteciparono altri personaggi di spicco dei clan palermitani, tra cui Sandro Diele, Stefano Scalici e Giuseppe Serio, del mandamento di Tommaso Natale e Giuseppe Bellino, di Pagliarelli. Con D’Ambrogio c’erano anche Antonino Seranella e Giovanni Castello. Le immagini immortalano poi un incontro in via Ponticello: sul marciapiede davanti all’agenzia di Alessandro D’Ambrogio si trovavano Seranella e Ciresi, ma poi si aggiunge anche Milano. Un vero e proprio quartier generale quello nei pressi di via Maqueda, così come quello di via Majali, dove è stato ripreso uno degli ultimi incontri prima degli arresti, il 22 marzo scorso.

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I boss, come era già successo nel ristorante di via Emilia, prendevano accordi e discutevano anche al ristorante. Da “Peppino”, a Mondello, si sono incontrati l’1 ottobre del 2011 Caporrimo, Milano, Di Giovanni, D’Ambrogio, Zarcone e Messicati Vitale. Gli appuntamenti non finivano mai, e sono arrivati anche quelli tra il mandamento di Porta Nuova e dell’Acquasanta-Arenella. Un summit, quello del 31 marzo 2012, che si svolse grazie alla mediazione del titolare della macelleria “Il Mercatone della carne” di via Montalbo, Vincenzo De Caro.

Novità, disappunti, accordi e affari a confronto, che si sono ripetuti in un altro appuntamento avvenuto qualche giorno dopo, il 4 aprile. Ma il Mercatone della carne non era l’unica macelleria in cui i vari capi si organizzavano: quella di Massimiliano Fava, in piazza del Carmine a Ballarò, era infatti un altro importantissimo punto di riferimento del clan Porta Nuova. Lì, gli incontri accertati dagli inquirenti grazie alle intercettazioni, si sono ripetuti frequentemente a partire dal 4 giugno dello scorso anno. A partecipare, Ferro, Ciresi, D’Ambrogio, Di Maio, Seranella, Geraci, Rao e Pampillonia. Ma anche il reggente della famiglia di Villabate, Salvatore Lauricella.

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03 Luglio 2013, 19:48

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