22 Marzo 2014, 16:36
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PALERMO – Non ci stanno a essere indicati come “ricconi” e avanzano il dubbio che i controlli della Regione siano soltanto “una mega operazione mediatica” per non mantenere l’impegno preso degli 832 euro al mese. Giorni difficili per la galassia degli ex-Pip, finiti nell’occhio del ciclone prima per il loro redito, poi per le espulsioni legate ai problemi di natura penale. C’è chi è già stato espulso e chi vive nel terrore di vedere il proprio nome nelle black list diffuse in questi giorni dall’assessorato regionale al Lavoro. In questi giorni ha fatto scalpore il caso limite di un lavoratore che ha dichiarato oltre 145mila euro di reddito. L’altra faccia della medaglia, tuttavia, sta tutta in un altro dato: soltanto 12 degli 86 espulsi la settimana scorsa per il reddito Isee troppo alto (il 14 per cento) superano la soglia dei trentamila euro all’anno. Tutti gli altri finiscono nella forchetta tra i ventimila e i trentamila euro di reddito familiare. Difficile considerare “ricca” una famiglia di tre o quattro persone che va avanti con circa duemila euro al mese.
Quella del reddito familiare è una storia che parte dalla finanziaria 2014, con cui l’Ars ha introdotto la novità: via quei lavoratori con un Isee (Indicatore della situazione economica equivalente) familiare superiore a ventimila euro. Da qui il monitoraggio degli uffici della Regione che ha finito con l’escludere linearmente anche chi ha superato il tetto massimo per poche centinaia di euro. Per loro il nemico in queste ore è quell’opinione pubblica che li addita come ricchi e malavitosi, “ma tra questa gente ci sono tanti lavoratori onesti e che senza quel sostegno al reddito non sanno come mangiare”, ricorda Mimmo Russo, consigliere comunale e leader storico dei precari di Emergenza Palermo. Sua moglie è tra gli 86 nomi esclusi per il reddito familiare oltre i ventimila euro e il suo quartier generale al Borgo Vecchio in questi giorni è diventato meta di pellegrinaggio per chi teme di perdere il lavoro o per chi non si rassegna a una esclusione che ritiene ingiusta. “E’ in corso un’operazione mediatica. Vogliono far passare il messaggio che gli ex-Pip siano tutte persone ricche e che approfittino del sostegno della Regione, ma non è così”, dice. Il suo sindacato, la Cisal, ha proclamato lo stato d’agitazione per martedì. I lavoratori saranno all’Ars per chiedere l’abrogazione del comma della norma sul reddito familiare.
Sotto ai balconi di Palazzo dei Normanni saranno circa un migliaio, per chiedere modifiche anche a quel comma della finanziaria 2013 che esclude dal sostegno al reddito “quei soggetti responsabili di azioni contrarie all’ordine pubblico, al patrimonio e alle persone”. Si tratta di un terreno minato: da un lato la Regione, che non intende concedere sussidi a chi si è macchiato di azioni criminali, dall’altro la voce di chi, in alcuni casi, ha pagato il proprio conto con la giustizia e chiede di non essere discriminato. “Del resto – ricorda ancora Russo – stiamo parlando di una realtà nata diversi anni fa per dare una via d’uscita, attraverso il lavoro, a chi aveva sbagliato. Il fatto che molte di queste persone siano ex detenuti non rappresenta di certo una novità. Non sono il difensore dei criminali ed è giusto che le indagini vadano avanti, ma bisogna saper distinguere ogni singolo caso e ricordarsi che quell’assegno è un diritto per questi lavoratori. La Regione ha adottato quei provvedimenti di espulsione senza interpellare i sindacati e qui, ogni giorno, siamo davanti a un bollettino di guerra”.
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22 Marzo 2014, 16:36