I pm sentono il padre di Agostino - Live Sicilia

I pm sentono il padre di Agostino

Vincenzo Agostino, il padre di Nino, l’agente palermitano assassinato il 5 agosto del 1989 a Villagrazia di Carini (Palermo), insieme alla moglie Ida Castellucci, è stato sentito dai pm di Palermo che hanno riaperto l’indagine sul duplice omicidio. All’uomo sono state mostrate decine di foto di investigatori, agenti dei Servizi e pregiudicati col volto deturpato: caratteristica che Agostino attribuisce a un personaggio che era andato a casa a cercare il figlio pochi giorni prima del delitto. Gli inquirenti l’hanno ribattezzato ‘faccia da mostro’, appunto per l’anomalia del viso: Agostino non ha riconosciuto nessuno degli individui – alcuni con evidenti segni di acne, altri con cicatrici riportate in seguito a ustioni o incidenti – a lui mostrati in foto dalla Dia. Al momento per l’assassinio, su cui nessun pentito di mafia è riuscito a dare indicazioni precise, tanto che in un primo momento l’inchiesta fu archiviata, è indagato un poliziotto in pensione, Guido Paolilli, accusato di favoreggiamento. Paolilli, all’epoca dell’assassinio in servizio a Pescara, nel 1989 era aggregato alla Mobile di Palermo. L’agente partecipò alla seconda perquisizione effettuata a casa del poliziotto dopo l’omicidio, ma il suo nome non risulta in alcuna delega di indagine, né nei verbali conclusivi della perquisizione stessa. Da un’intercettazione di una conversazione che Paolilli ebbe nel 2007 col figlio emerge una inquietante rivelazione. L’agente, infatti, racconta al congiunto, riferendosi proprio alla perquisizione dell’epoca, di avere “distrutto molte carte” custodite nell’armadio dell’abitazione della vittima. Circostanza inquietante visto che nel portafogli di Agostino gli inquirenti avevano trovato un biglietto in cui l’agente aveva scritto che, se gli fosse successo qualcosa, avrebbero dovuto guardare nell’armadio. Paolilli, sentito dai pm, si è sempre detto estraneo ai fatti: le accuse a suo carico sono comunque ormai prescritte


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