I predatori della Sicilia perduta | e la giunta tra caos e paralisi

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13 Gennaio 2015, 15:31

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PALERMO – I predatori sono ovunque. Dalla munnizza alle operazioni immobiliari, dalle strade ai corsi della formazione: l’amara sensazione in questa Regione perduta è che non ci sia pietra sotto la quale non si annidino i vermi. L’ultimo scandalo, l’ultima puntata dello stillicidio di vergogne, sembra sia legato al patrimonio immobiliare. Sembra, perché stavolta, rispetto alle denunce del passato, strombazzate con clamore, è prevalso almeno fin qui un certo riserbo. Ma il rosario di indecenze, sgranato senza sosta negli ultimi anni, è lunghissimo e variegato. E niente o quasi si salva. La sgradevolissima sensazione è che non c’è zolla dell’orticello della spesa regionale che non sia stata presa d’assalto dai parassiti.

Dalle autostrade alle maleodoranti storie di rifiuti e discariche, dai sussidi alle corriere e agli eventi, dai fiumi di denaro che hanno innaffiato la formazione fino ai pannoloni, il verminaio sembra avere proporzioni inimmaginabili. È chiaro che ogni vicenda è una storia a sé, che ci sono fatti accertati, o inchieste ancora da chiudere o magari in certi casi ancora solo denunce. È chiaro che per ognuna di queste storie si dovrà attendere l’ultima parola in un’aula di giustizia, ma nell’attesa resta nitida l’impressione di una terra predata, di una bestia morente dalle carni lentamente divorate da locuste insaziabili.

Di fronte a cotanto scempio, cosa fa il governo della Regione? Certo, va in procura, questo è noto. Ma è sufficiente l’esercizio vagamente demagogico del consegnare periodicamente dossier ai magistrati, esercizio nel quale più volte il governatore Rosario Crocetta si è esibito? “In tanti balleranno la samba”, ha commentato con una dose del consueto folklore il presidente, uscendo dal Palazzo di giustizia dopo l’ultima denuncia. Bene, e poi? Al netto delle previsioni tersicoree latinoamericane, quello che ci domandiamo, e che la Sicilia ha tutto il diritto di domandarsi, è cosa di concreto abbia fatto il governo, oltre alle famose denunce, per evitare che il verminaio dilagasse.

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Denunce e proclami hanno scandito la tempistica del biennio crocettiano. Accanto ad abbuffate di nomine di fedelissimi, riforme incompiute e tanta, tantissima confusione. E una certa schizofrenia tra la moralizzazione dichiarata e il merito dei provvedimenti. Come nel caso dello Spi (tanto inutile e pernicioso da essere rilanciato), raccontato nell’articolo di Accursio Sabella. I figli di questo sistema sono il caos e la paralisi, ingredienti ideali per l’humus di vermi e parassiti. La retorica della legalità e dell’antimafia (alla cui ombra fiorisce un’altra antimafia, che odora di potere e affari) e le passerelle a Palazzo di giustizia non colmano il vuoto dell’attività amministrativa, delle azioni di governo, dei fatti concreti posti in essere per contrastare i predatori. Che questo serve, e disperatamente, oggi alla Sicilia. E lo si può fare solo con la politica. Dentro la politica. Prima che non resti più nulla da predare.

 

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13 Gennaio 2015, 15:31

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