“I prossimi colpi di mitra…” |Il summit per evitare la guerra

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20 Aprile 2018, 06:21

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CATANIA – Forse ha sorpreso anche i magistrati sentire quel nome alle cuffie. Mentre seguivano in diretta il summit che doveva portare a sciogliere i contrasti tra i Santapaola e i Mazzei, uno degli indagati pronuncia il nome di Eugenio Galea, uomo d’onore e storico rappresentante della famiglia mafiosa di Catania. È un verbale del Ros seppellito tra i 13 faldoni dell’inchiesta Chaos, chiusa da poche settimane. Non è indagato Galea, è bene precisarlo. Ma il suo nome fa drizzare le orecchie a chi è deputato ad esaminare i brogliacci dei nastri. E nel redigere il verbale mettono bene in evidenza quel tratto di conversazione captata appena un anno fa.

Le due famiglie di Cosa nostra sono in fibrillazione per uno ‘scivolone’ di Santo Di Benedetto, inteso Santu u pannitteri, esponente della cosca Mazzei. È un giorno di primavera. Undici mesi fa. Le antenne degli investigatori sono alzate per documentare la scalata criminale di Antonio Tomaselli, il boss che avrebbe preso le redini del clan dopo l’arresto di Francesco Santapaola (detto Coluccio) e Angelo Marcello Magrì. “Nel corso delle intercettazioni – scrivono i Ros nero su bianco nel verbale – emerge una nuova e significativa figura quella di Eugenio Galea, storico esponente della famiglia mafiosa Santapaola-Ercolano”.

A discutere sono Carmelo Distefano, “portavoce” di Tomaselli, Carmelo Cristian Fallica, referente di Lineri, Luca Marino, ai vertici di San Giovanni Galermo e Salvatore Fiore, anche lui della squadra di Galermo. E naturalmente il capo in pectore – almeno secondo gli inquirenti – degli affari della famiglia Santapaola Antonio Tomaselli. Le cimici sono piazzate vicino a casa di Distefano. I boss commentano le frizioni sorte tra le due famiglie e le conseguenze, anche di sangue, che avrebbe potuto portare. Fallica senza tergiversare fa capire che a “comandare sono le armi e non l’età delle persone”.

“Non fate più che andate da qualche rappresentante della famiglia Santapaola-Ercolano e rischiare botte..perché i prossimi colpi di mitra sono i vostri!“

Tomaselli e Distefano cercano di abbassare i toni. E precisano che l’appuntamento non doveva degenerare nella violenza.

“Si fa un appuntamento regolare..questo ha domandato un appuntamento non per fare la guerra”.

Ma secondo Fallica Di Benedetto avrebbe già chiesto l’aiuto di uno che conta. Si sarebbe rivolto proprio a Eugenio Galea per stemperare i toni. “…perchè lui lo sai dove è andato per ora? da..Eugenio Galea…già te lo dico per iscritto che già ci è andato….». E Distefano gli fa eco: “Se vede la carta mala pigghiata ci va tranquillo; è cosi al cento per cento.”. E poi rivolgendosi (verosimilmente) al Tomaselli aggiunge: “E chiama te di sicuro, al cento uno per cento”.

Il Ros mette un punto preciso dopo queste intercettazioni. Evidenziando che considerare “Eugenio Galea una persona capace di influire sulle decisioni di Tomaselli troverebbe una sua naturale spiegazione solamente nello spessore criminale di Galea”. Il suo nome compare nel maxi processo Orsa Maggiore, quello che ha portato alla sbarra i pezzi da novanta di Cosa nostra catanese negli anni Novanta. Dopo una pesante condanna, l’uomo che poteva contare sulla fiducia del padrino Nitto esce dal carcere nel 2004. Ma il nome di Eugenio Galea torna alla ribalta in altre maxi indagini, come Nemesi e Dionisio. Una storia giudiziaria travagliata, tra arresti, assoluzioni e condanne.

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20 Aprile 2018, 06:21

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