12 Maggio 2021, 05:45
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PALERMO – “Nella chiesa di San Giovanni abbiamo consumato rapporti dietro l’altare e in sacrestia”, ha raccontato una delle giovani vittime di padre Giuseppe Rugolo, il sacerdote di Enna ai domiciliari dal 27 aprile scorso con l’accusa di violenza sessuale aggravata ai danni di minorenni.
Sotto il grande crocifisso che accoglie i fedeli nella casa del Signore avrebbero violato con masturbazioni e rapporti orali la sacralità dei luoghi di culto. Una sacralità che non avrebbe fermato il sacerdote, accecato, così viene tracciata la sua personalità dagli investigatori, dalle pulsioni sessuali.
La sua era un’ossessione che avrebbe irrimediabilmente segnato in negativo le vittime che ha incontrato lungo la sua strada. Aveva un grande ascendente nei loro confronti, alcuni addirittura erano soggiogati e oggi piangono le conseguenze psicologiche del trauma.
Una volta, nell’agosto del 2017, ha riferito un altro ragazzo, “subito dopo la messa celebrata da padre Rugolo sono rimasto con lui in sacrestia per discutere di alcuni impegni religiosi. La chiesa di Valverde era ancora aperta e frequentata da qualche fedele ritardatario mentre la porta della sacrestia era stata chiusa da Rugolo ma senza mandate”.
Neppure il rischio di essere scoperto avrebbe convinto il sacerdote a desistere. Durante “un ritiro spirituale avvenuto nella chiesa di San Pietro di Enna”, “nella canonica della chiesa madre” oppure “sul terrazzino della chiesa di San Cataldo“: sono i luoghi degli abusi sessuali contestati al giovane sacerdote.
Abusi che lo stesso Rugolo ha ripercorso in un memoriale trovato nel suo computer. Tre file che ha iniziato a scrivere nel 2009 e la cui ultima modifica è dello scorso gennaio. In particolare vi è ricostruita la storia dei rapporti con il primo ragazzo che lo ha denunciato, iniziati “quando non era ancora maggiorenne” e proseguiti nel tempo: “Erano i giorni imminenti al suo diciottesimo compleanno… io ero tra gli invitati e gli ho voluto fare un regalo”.
Di recente, così è emerso sempre dall’analisi del computer, Rugolo, che “è solito navigare in maniera sistematica e maniacale a qualsiasi ora del giorno e della notte su siti pornografici”, ha avuto rapporti omosessuali con due giovani appena diciannovenni.
Era stato allontanato dalla Sicilia per curarsi, ma le cose non sono migliorate. Rugolo a partire dallo scorso gennaio non vedeva l’ora di tornare in Sicilia: “… a maggio devo rientrare perché se c’è una mezza speranza di fare il Grest… io voglio fare il Grest con i ragazzi”. Quando nello stesso mese venne fuori la notizia dell’inchiesta il sacerdote chiamò monsignor Murgano: “… per favore chiama il vescovo vedi sapere se sono io, Enzo ti prego fammi questo favore come un fratello”.
C’è una conversazione da cui emergerebbe che, malgrado l’esilio a Ferrara, Rugolo è tornato a Enna per partecipare alle attività giovanili della diocesi.
Monsignor Antonino Rivoli, vicario del vescovo, si rammaricava del fatto che Rugolo “non ha saputo essere fedele al mandato… lui era lì ma ha continuato ad essere qui e il danno è stato proprio questo”. Non solo, “nella sua stupidità ha coinvolto anche il vescovo senza che il vescovo ne fosse al corrente”. Il vescovo Rosario Gisana aveva organizzato una catechesi a un gruppo di giovani e “durante il gruppo di giovani spunta lui”. Perché il ritorno a casa per il sacerdote era un chiodo fisso. Voleva stare accanto ai suo ragazzi.
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12 Maggio 2021, 05:45