Tutte le accuse | ai politici indagati

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20 Giugno 2013, 16:19

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PALERMO – I soldi di Giacchetto per “oliare” gli ingranaggi degli assessorati. Le accuse che hanno fatto finire in manette due ex assessori e nel registro degli indagati altri politici sono molto pesanti. Secondo le dichiarazioni dei pentiti Vitale e Colli, infatti, Giacchetto avrebbe garantito, negli anni, favori e servizi a Luigi Gentile e Gianmaria Sparma (questi due sono stati arrestati) oltre che a Francesco Scoma, Santi Formica e Carmelo Incardona per accelerare, prorogare, integrare, sbloccare l’iter dei progetti che facevano capo al Ciapi.

A Luigi Gentile, in particolare, vengono contestati reati compiuti, secondo gli inquirenti, in un duplice ruolo. Da componente dei Comitati tecnico scientifici del progetto Coorap, infatti, il politico (Pdl e poi Fli) avrebbe “chiuso un occhio” di fronte alle evidenti irregolarità legate alla gestione dei fondi del Ciapi. “Le utilità ricevute da Gentile e il comportamento omissivo evidenziato quale membro del Comitato tecnico scientifico – sostiene l’accusa – sono elementi sintomatici del pactum sceleris”. Le “utilità” di cui parlano gli inquirenti riguardano il pagamento di una fattura di 9.120 euro, iva inclusa, per la campagna elettorale delle regionali del 2008; un viaggio in Tunisia, con famiglia al seguito, dal 22 al 26 agosto 2008; il pagamento di una fattura di 8 mila euro, intestata alla Sicily Comunication ed emessa da una serigrafia, per l’acquisto di “materiale promozionale per manifestazione politica”; l’utilizzo, a titolo gratuito, dal 2008 al maggio del 2012, di due appartamenti in via Principe di Belmonte e in via Nunzio Morello, di proprietà di Giacchetto; svariati biglietti per assistere alle partite del Palermo. In qualità di assessore regionale al Lavoro dal 2009, invece, Gentile potrebbe avere favorito la procedura della “maxi gara” da 75 milioni di euro relativa al progetto “Futuro e Semplice”. Un progetto non ancora approfondito dagli investigatori che si sono finora concentrati soprattutto sul Coorap.

E diversi favori avrebbe ricevuto anche Gianmaria Sparma, ex dirigente generale alla Pesca, poi assessore regionale al Territorio e ambiente. Secondo gli inquirenti che si sono basati anche sulle dichiarazioni di Angelo Vitale, Sparma avrebbe ricevuto negli anni da Giacchetto denaro in contante in diverse tranche. Alcuni soldi (seimila euro) sarebbero finiti nella carta di credito di Sparma, altri sarebbero stati consegnati in contanti (3.200 dollari prima, 5 mila euro dopo). Secondo le dichiarazioni dei pentiti, poi, Giacchetto avrebbe pagato a Sparma un viaggio in Tunisia, i lavori di idraulica e il canone mensile per l’abbonamento a Sky. Vitale, su input di Giacchetto, avrebbe persino pagato i traslochi del politico a Roma per alcune migliaia di euro. “Gli atti corruttivi – sostiene l’accusa – riguardano le funzioni dal medesimo (Sparma ndr) svolte negli uffici del dipartimento regionale degli Interventi per la Pesca della Regione siciliana”. Sparma avrebbe favorito il gruppo di Giacchetto nell’assegnazione della campagna pubblicitaria e di promozione in occasione della manifestazione “European Maritime Day”.

A Carmelo Incardona la società che Sicily comunication (che faceva capo a Giacchetto nonostante il titolare fosse Angelo Vitale) avrebbe pagato nel 2008 tre fatture per complessivi 11.400 euro, emesse dalla Associazione Ajpuntomusica “per servizi resi – racconta Vitale – in occasione di due convegni” che non avevano alcuna inerenza con le attività della Sicily comunication. In un altro stralcio, Vitale spiegherà che quella società faceva capo a un “compare” di Incardona. Ma a proposito dell’ex assessore – all’epoca nel Pdl e poi passato tra i miccicheiani di Grande Sud – dall’ordinanza spunta un fatto assai curioso. Secondo Vitale, infatti, Giacchetto avrebbe personalmente garantito una “bustarella” contenente cinquemila euro. E la consegna di quella somma è degna di una scena cinematografica. La racconta l’altro pentito, Sergio Colli, che vide un’Audi scura fermarsi di fronte all’ingresso della sede della Media Consulting in via Ruggero Settimo. Quindi, dall’immobile uscire Giacchetto. Quest’ultimo “attraverso il finestrino – racconta Colli – lanciò la busta dentro la vettura di Incardona”. Secondo l’accusa quei soldi sarebbero serviti per ottenere “il rilascio del provvedimento con cui valutava positivamente la proroga del progetto Co.Or.Ap. fino al 31.10.2008 e la conseguente integrazione dei relativi contributi pubblici”.

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A Santi Formica, invece, assessore dal 2006 agli inizi del 2008, viene contestato di avere firmato la direttiva con cui la Regione siciliana invitava l’Agenzia regionale per l’Impiego a richiedere al Ciapi di Palermo l’elaborazione di un progetto per l’orientamento e l’apprendistato, con tanto di piano di comunicazione, per un importo di 8 milioni di euro. Formica avrebbe ottenuto in cambio il pagamento di 9.660 euro per una campagna pubblicitaria in occasione delle elezioni del 2008. A Scoma, ex assessore alla Famiglia tra il 2008 e il 2009, gli investigatori contestano una serie di determinazioni e direttive con cui avrebbe assegnato oltre 5 milioni e mezzo di euro per dei corsi di formazione organizzati dal Ciapi. In cambio, Scoma avrebbe ricevuto il pagamento della campagna elettorale 2008 (13.200 euro), un soggiorno dal 4 al 7 luglio del 2008 presso il “Grand Hotel Quisisana” di Capri, con famiglia al seguito, del costo di euro 6.434, l’omaggio di due abbonamenti “Autorità” per lo stadio Barbera del valore di 7.000 euro.

Un’altra busta col denaro sarebbe giunta anche a Domenico Di Carlo, finito in manette. Di Carlo in passato è stato componente del direttivo del Consorzio Asi di Palermo, membro del Cda della Gesap, responsabile del progetto In.La Sicilia, legale rappresentante del partito Popolari Italia di Domani (Pid), nonché segretario particolare dell’onorevole Saverio Romano. La “consegna” della busta stavolta è quasi romantica: i collaboratori di Giacchetto fanno pervenire i soldi all’interno di un mazzo di fiori recapitato a casa di Di Carlo.

La corruzione è stata inizialmente contestata (ma il Gip non ha ritenuto di dover procedere in questa direzione) anche all’ex consigliere comunale Gerlando Inzerillo. Inzerillo avrebbe consegnato a Giacchetto il proprio pass auto, legato alla sua carica di componente del Consiglio comunale. In cambio il project manager avrebbe pagato al politico 5.500 euro di spese elettorali.

E il reato di finanziamento illecito ai partiti viene contestato a un altro gruppo di politici siciliani. Il meccanismo qui era semplice. Giacchetto si rivolgeva a una tipografia che fatturava al Ciapi una somma all’interno della quale erano occultate le spese per volantini e manifesti elettorali. In particolare, gli inquirenti hanno fatto riferimento alle spese per gli onorevoli Francesco Cascio, Francesco Scoma, Salvino Caputo (allora tutti nel Pdl) Luigi Gentile (prima nel Pdl, poi transitato in Fli), Gaspare Vitrano (Pd), lo scomparso Salvatore Cintola (allora nell’Udc). Oltre a queste fatture, la società di Angelo Vitale avrebbe “saldato” un pagamento da diecimila euro per materiale elettorale di Salvino Caputo, pagato alla tipografia i 15 mila euro previsti per i manifesti con i quali Cascio ringraziò gli elettori per la sua elezione, acquistato per 3.300 euro zainetti per una manifestazione dell’Mpa “richiesti – racconta Vitale – dal deputato regionale Lino Leanza”, speso altri 8 mila euro per una manifestazione che “a dire del Giacchetto – spiega sempre Vitale – era per conto dell’onorevole Gentile”. Infine, secondo l’accusa Giacchetto avrebbe pagato le spese per la campagna elettorale di Nino Dina (6.20 euro nel 2008) e dell’ex consigliere comunale di Palermo Salvatore Alotta (6.600 euro nel 2012). Anche loro due, ieri, erano in Procura per rispondere alle domande dei pm.

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20 Giugno 2013, 16:19

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