16 Settembre 2019, 18:02
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Per i retroscenisti nazionali, i giochi sono fatti e il conto alla rovescia è partito. Matteo Renzi si prepara a salutare il Pd e a portarsi appresso un suo plotoncino di fedelissimi per costituire alla Camera un proprio gruppo parlamentare. Qualche renziano ormai lo dice ad alta voce, mentre i big del Pd rivolgono appelli all’unità destinati al senatore toscano. Il dado sembrerebbe tratto ma la sorpresa è sempre in agguato quando c’è di mezzo Renzi. D’altronde, da un pezzo l’ex premier ha dato l’impressione di cercare l’incidente per mettersi in proprio. Nella tarda primavera, il pretesto era stata l’apertura di certi ambienti del Pd a un dialogo con i grillini. Renzi e i suoi scatenarono allora una campagna social con l’hashtag #senzadime, che sembrava il casus belli per la scissione. Salvo poi, con lo spettro del voto anticipato alle porte, voto che avrebbe decimato la componente renziana in Parlamento, invertire la rotta facendosi promotori dell’alleanza con i grillini che ha partorito il Conte bis.
Ora, però, sembra, stando alle ricostruzioni di stampa e alle dichiarazioni di diversi renziani doc, che il tempo della fuoriuscita si avvicini, e che potrebbe coincidere con i tempi della prossima Leopolda, alle porte. Questo permetterebbe a Renzi di sedersi al tavolo dei leader della coalizione, condizionare maggiormente il governo Conte e giocare un ruolo di peso nelle tantissime nomine di sottogoverno a cui si deve procedere.
Chi seguirà Renzi in Sicilia se nascerà un nuovo partito? E cosa c’è da aspettarsi dal nuovo soggetto renziano?
Al momento, l’unico big in predicato di seguire l’ex premier è il fedelissimo Davide Faraone, che apertamente parla di “fare le valige”. Ma un altro pezzo da novanta del Pd in passato ha più volte ribadito l’auspicio di creare una “nuova casa”, cioè Luca Sammartino. All’Ars l’unico renziano doc che non si è ancora avvicinato in qualche misura a Zingaretti resta Franco De Domenico, deputato messinese. Quanto agli ex renziani di complemento di Sicilia Futura, i loro rapporti con l’area Renzi in alcuni casi si sono raffreddati. I due deputati regionali D’Agostino e Tamajo hanno ritrovato un dialogo con il Pd zingarettiano. Quanto a Totò Cardinale e Beppe Picciolo, si sono avvicinati al centrodestra bypassando i riferimenti renziani ma vanno tenuti d’occhio.
Già, il centrodestra. Nel momento d’oro del potere renziano tra Roma e Palermo, il disegno dei referenti siciliani dell’allora premier fu abbastanza chiaro: reclutare pezzi di ceto politico di centrodestra in uscita. O assorbendoli direttamente nel Pd (vedi Sammartino, Sudano, Nicotra e altri), o facendoli accomodare nell’anticamera di Sicilia Futura con la regia di Cardinale. E se alla fine davvero nascerà la nuova cosa renziana, c’è da aspettarsi che lo scouting nel centrodestra proseguirà insieme con la forza attrattiva del politico fiorentino. C’è un pezzo di centro che soffre molto il sovranismo di Salvini e anche se a parole tutti sono per un centrodestra unito, assecondando le direttive di Silvio Berlusconi, c’è da immaginare che più di uno a destra, soprattutto ex democristiani, guarderebbe con interesse all’operazione renziana soprattutto in caso di ritorno al proporzionale.
E a proposito della “lezione siciliana”, va tenuto d’occhio un altro precedente. Quello del renzismo di lotta e di governo negli anni di Crocetta. Quando i renziani si tenevano stretti quattro assessorati regionali, affollando gabinetti e sottogoverno, ma contestando quotidianamente a mezzo stampa l’operato della giunta in cui rimanevano ottimamente. Riproporrà lo stesso schema del chiagni e fotti anche Matteo Renzi a Roma con i grillini nel mirino? Pare che manchi poco per scoprirlo.
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16 Settembre 2019, 18:02