04 Gennaio 2011, 17:45
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Quando acquistarono le loro abitazioni, i residenti di Pizzo Sella erano in buonafede. E’ questa la decisione contenuta nella sentenza pronunciata ieri dal giudice che ha così rigettato il ricorso presentato dal Comune e dalla Procura generale di Palermo, dopo che lo scorso mese di giugno era stato già accolto l’incidente d’esecuzione presentato dal legale dei residenti, l’avvocato Giorgio Ganci.
“Nonostante non avessero mai rimediato nessuna condanna, sui residenti gravava il sequestro degli immobili – spiega l’avvocato Ganci -. Per questo motivo, rifacendomi alla sentenza espressa dalla Corte Europea in merito al caso di Punta Perotti (l’ecomostro costruito sul lungomare di Bari n.d.r.), decisi di avanzare la richiesta di incidente d’esecuzione per ottenere la revoca della confisca. L’obiettivo era quello di far valere il fatto che i miei clienti, al momento dell’acquisto degli immobili, fossero in assoluta buonafede. E in effetti a giugno del 2010 l’incidente d’esecuzione fu accolto. Restava però il ricorso in appello avanzato dal Comune e dalla Procura generale della Repubblica. L’udienza si è tenuta lo scorso 11 novembre, e ieri dopo neanche due mesi d’attesa, è stata emessa la sentenza che ha dato ragione ancora una volta ai proprietari degli immobili”.
La vicenda di Pizzo Sella inizia negli anni Settanta, quando la Sicilcalce spa, impresa vicina all’allora capo di Cosa nostra Michele Greco, ottiene 314 concessioni edilizie sulla collina che si affaccia sul golfo di Mondello. Superate alterne vicende, che hanno visto avvicendarsi diversi costruttori, il progetto passò alla “Calcestruzzi” di Gardini e Ferruzzi, che con un mutuo di 36 miliardi di lire, ottenuto dal Monte dei Paschi di Siena, in un paio d’anni riuscì a completare e vendere le prime villette: strutture, 170 in tutto, dichiarate abusive e delle quali 59 risultano abitate.
Nonostante questa vittoria, però, la parola “fine” sulla vicenda che ormai da tanti anni tiene in apprensione gli abitanti della collina, non è ancora chiusa: “Sono certo – conclude l’avvocato Giorgio Ganci – che sia il Comune che la Procura presenteranno ricorso in Cassazione, ma anche in questo caso farà giurisprudenza la sentenza espressa dalla Corte Europea riguardo la vicenda di punta Perotti (secondo la Corte europea dei diritti dell’uomo la confisca è avvenuta in violazione del diritto della protezione della proprietà privata e della Convenzione dei diritti dell’uomo). E il regolamento comunitario parla chiaro, i giudici degli Stati membri sono tenuti a seguire le indicazioni contenute nelle sentenze della Corte Europea”.
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04 Gennaio 2011, 17:45