29 Luglio 2014, 10:06
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VIAGRANDE – Il primo pensiero di Sergio Lo Trovato va al fratello Kikki. Perchè il cuore del progetto del Corsorzio Siciliano di Riabilitazione sta dietro questo nome. 47 anni fà, il padre Francesco Lo Trovato aveva creato l’Aias proprio per amore del figlio disabile Giovanni. Oggi questa eredità va a Sergio, 47 anni, catanese, imprenditore nel campo dell’informatica e delle nuove tecnologie.
Il neo presidente forte degli insegnamenti del padre, oggi guarda al futuro sapendo che le sfide saranno tante. E’ un periodo di forte disagio, soprattutto dal lato finanziario con le risorse all’osso e le istituzioni con le casse in rosso. Il CSR non è solo assistenza medica ma è anche volano per diffondere una nuova cultura di civiltà. E diciamolo, purtroppo Catania è ancora lontana dall’essere considerata una città a “misura” di diversamente abile. Sergio Lo Trovato ama essere ottimista e spera “in una nuova era”. Ma in questa vena di positività, non si può essere con i prosciutti sugli occhi davanti ad una politica regionale “che non guarda alla qualità del servizio”.
Primo obiettivo di questo nuovo ruolo?
Sicuramente la prima cosa che intendo fare è visitare tutte le strutture del Consorzio Siciliano di Riabilitazione, che conta 19 Centri per disabili in sei province. Vorrei presentarmi a tutti i nostri dipendenti, ai nostri Assistiti disabili e ai loro familiari, ascoltare dalla loro voce ciò che pensano e cosa vorrebbero migliorare per dare alle persone con disabilità sempre il massimo. Questo, in fondo, è sempre stato e sempre sarà l’obiettivo della nostra Associazione.
Partendo dal concetto che l’assistenza ai disabili è una missione più che una professione. Cosa significa essere presidente di una simile realtà?
La storia del Csr, che è nato sulle orme delle attività di un’Associazione di volontariato come l’AIAS, ci insegna che l’assistenza ai disabili è una missione per chi la compie, ma rappresenta un diritto fondamentale per i disabili stessi. Essere Presidente del Csr per me, oltre che un onore, è anche una enorme responsabilità, perché chi mi ha preceduto ha dedicato 47 anni della propria vita per dare risposte al proprio figlio disabile. E’ una responsabilità che voglio assumermi pienamente, per dare continuità di azione all’operato del Csr, per proseguire ciò che chi mi ha preceduto è riuscito a fare nel pieno interesse dei disabili: per dare loro strutture adeguate, terapie riabilitative all’avanguardia. Io voglio andare avanti e portare il mio contributo personale, guardando avanti, al futuro della riabilitazione.
Quale è il grande insegnamento di suo padre?
Il più grande insegnamento di mio padre è sicuramente questo: continuare a dare una risposta al bisogno di una mamma di un bimbo disabile. Questo mia madre Alice chiese a mio padre, di occuparsi di mio fratello Kikki e quindi del futuro di tutti i disabili che ai tempi, negli anni ’60 in Sicilia, non avevano facile accesso alle terapie riabilitative, tantomeno non potevano usufruire di servizi volti alla loro integrazione nella società. E per questo sento proprio in questo momento la grande eredità di mia mamma, scomparsa lo scorso anno, sintetizzata in una frase che mi ha lasciato: “Fallo esclusivamente per amore”.
Catania è una città dove possono vivere serenamente i diversamente abili?
Io sono un ottimista per natura, ma a questa domanda devo rispondere no, purtroppo no. Purtroppo c’è troppa inciviltà nella nostra città, ci sono anche tante belle esperienze positive di integrazione ma dobbiamo quotidianamente affrontare episodi incresciosi, i nostri disabili spesso si trovano ad essere oggetto di scherno, aggressioni verbali, insulti. Anche su questo fronte il nostro impegno verrà rilanciato, sappiamo di essere in buona compagnia con tante altre Associazioni di disabili che lavorano anche per questo: per cambiare la cultura e combattere l’inciviltà di alcune persone.
Cosa manca?
Oggi affrontiamo una fase davvero difficile, perché nell’ottica del contenimento della spesa sanitaria sempre più servizi non sono più in carico al Servizio sanitario ma vengono affidati ai Comuni, che spesso fanno poco o nulla per l’assistenza ai disabili e, quando va bene, quel tanto che fanno risulta assolutamente insufficiente. Questo significa uccidere ciò che di buono c’era a fronte del nulla che viene realizzato: voglio dire che un tempo il Servizio sanitario nazionale era un diritto, mentre oggi i servizi affidati ai Comuni vengono gestiti come se fossero una cortesia per i disabili. Accade ad esempio per i Centri diurni gestiti dalle amministrazioni comunali, le cui convenzioni vengono rinnovate di anno in anno, spesso in ritardo, senza certezze per il futuro, ma accade anche che gli Enti locali non si preoccupino di verificare gli standard, la qualità dei servizi offerti ai disabili che per noi è fondamentale.
Un giudizio sulle politiche inerenti i servizi di assistenza e sostegno ai diversamente abili a livello regionale.
L’impegno del Csr, e io mi batterò per rafforzarlo, è sempre stato rivolto proprio alla qualità di ciò che facciamo per le persone disabili e per aiutare le famiglie: nelle terapie riabilitative, nelle strutture e nei Centri di riabilitazione moderni e dotati di attrezzature all’avanguardia, nel personale di ogni livello, che viene costantemente formato e aggiornato, nelle attività di integrazione. Per questo credo che ciò che manca a livello regionale siano degli obiettivi di qualità: ciò che viene pagato dal Servizio sanitario regionale, e quindi da ognuno di noi cittadini, deve poi corrispondere concretamente a ciò che viene offerto agli utenti di quei servizi. Ci auguriamo che la Regione, nel prossimo futuro, tenga conto della qualità, nel momento in cui stabilisce le regole con cui vengono affidati i servizi riabilitativi.
Quali sono i prossimi progetti del CSR?
I nostri progetti vanno proprio nella direzione che ho appena tracciato: garantire ai disabili ciò che i Comuni e la Regione non riescono a dare, fornire risposte concrete ai familiari che, oggi sempre di più, sentono forte l’esigenza di guardare al futuro, di mettere al sicuro le prospettive dei propri figli disabili. Mi riferisco al problema del ‘Dopo di noi’: i disabili diventano anziani e i genitori, prima o poi, non ci saranno più. Che ne sarà di questi figli in difficoltà? Noi vogliamo provare a dare risposte a queste domande, ancora inascoltate dalla società e dalle Istituzioni, e lo faremo realizzando un centro per il ‘Dopo di noi’ proprio in provincia di Catania, a Viagrande.
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29 Luglio 2014, 10:06