02 Agosto 2015, 01:39
4 min di lettura
Caro neo-assessore regionale alla Salute, on. Baldo Gucciardi,
Abbiamo letto con molta attenzione la sua intervista su Livesicilia (“Il caso Tutino uno spartiacque. Basta commistioni”), e ne abbiamo preso nota con particolare sollecitudine, anzi, considerata l’importanza della materia, si tratta dell’umano dolore, e considerate le notizie sugli inquietanti sviluppi, post intercettazioni, vere e presunte, delle indagini sul “cerchio magico” attorno al medico personale del governatore Crocetta, Matteo Tutino, le assicuro che ci torneremo più volte, giusto per evitare cadute di memoria e di tensione. E ci permetterà anche, lei che preferisce guardare il bicchiere mezzo pieno, di svolgere la parte di chi, invece, guarda il bicchiere mezzo vuoto, a beneficio dei cittadini.
Ecco, i cittadini; infatti, caro assessore, secondo lei i siciliani cosa pensano della loro Sanità, al di là dei freddi numeri dei piani di rientro e delle inchieste della magistratura? Parlo delle liste d’attesa, dell’organizzazione sanitaria sul territorio, dei livelli essenziali di assistenza, dell’adeguatezza dei pronto soccorso e dei reparti, della pulizia dei locali, dell’attitudine del personale all’accoglienza, della sufficiente dotazione d’organico, medico, paramedico e tecnico. Al netto delle oasi d’eccellenza, di cui possiamo e dobbiamo vantarci, e di lodevoli iniziative messe in campo da alcune aziende sanitarie, penso per esempio all’Asp di Palermo, in realtà quando abbiamo bisogno di un ospedale, pur riconoscendo l’impegno straordinario della maggioranza di medici e infermieri, ci assale un senso d’angoscia e di smarrimento. Ci sarà un motivo! Nello scorrere la sua intervista, condividendo l’apprezzamento per l’encomiabile passione profusa da Lucia Borsellino, sembrerebbe che le cose volgano decisamente al positivo. Il sospetto è, ci perdoni, che stiamo ripetendo un grosso errore: cioè, basta avere i conti a posto e, scusi il bisticcio, siamo a posto.
E no, assessore, non siamo a posto per niente. All’utente sofferente importa ben poco che i conti siano a posto, se ciò non si traduce in un netto e percepibile miglioramento della qualità dei servizi. Certo, siamo felici che il bilancio della Sanità sia finalmente in attivo, di quasi 30 milioni di euro, siamo strafelici della premialità che ci è stata riconosciuta dallo Stato, di 127 milioni di euro, per avere raggiunto, scoperta che ci lascia perplessi, gli standard qualitativi richiesti. Conta, però, ne converrà, ciò che operatori sanitari, pazienti e familiari vivono nella realtà di ogni giorno. E la realtà di ogni giorno non appare rassicurante. E’ sufficiente, per conferma, oltre alle esperienze dirette di ognuno di noi, dare uno sguardo alle notizie stampa per impattare di continuo con disfunzioni, carenze e disorganizzazione intollerabili. In estate, per l’aggravarsi delle condizioni di vivibilità e della mancanza di personale, siamo ai bollettini di guerra.
Forse il bicchiere, assessore, è pieno appena per un quarto e non a metà. Adesso, per tornare alla sua intervista, sono state approvate le linee guida della sanità siciliana. Sono stati creati gli Ospedali Riuniti, che impediranno la chiusura dei piccoli ospedali di provincia, non un capriccio viste le disastrose condizioni della rete stradale sicula che renderebbero impossibile, in emergenza, il raggiungimento dei grandi nosocomi in tempi di ragionevole sicurezza. Abbiamo segnato nel calendario le date da lei citate: entro il 30 settembre le aziende devono predisporre un piano di riordino e le nuove piante organiche; entro il 30 novembre devono essere avviate, ad onor del vero lo dovevano essere già al 30 maggio, le procedure concorsuali. Siamo in fiduciosa attesa. Attendiamo, parimenti, con fiducia l’utilizzo dei 400 milioni di fondi statali per l’ammodernamento tecnologico e strutturale degli ospedali e l’azzeramento dei ritardi, da lei stesso ammessi, nella spesa dei fondi comunitari.
In ultimo, tema bollente, lei ha dichiarato, dopo l’esplosione della vicenda Tutino e le conseguenti pesanti dimissioni della Borsellino per ragioni etiche, che in un paese normale e serio avrebbero provocato le dimissioni di un intero governo, di voler porre fine alla commistione tra politica e Sanità. Tradotto vuol dire porre fine alla Sanità ostaggio degli scontri politici per l’occupazione di posizioni di potere, alla Sanità luogo in cui si consuma lo scambio voto-favore, alla Sanità in cui si materializzano fulminee e immeritate carriere grazie a cerchi magici e amicizie potenti. E’ proprio sicuro, assessore, di poter mantenere la promessa? Conoscendo uomini e cose, fatta salva la sua buona fede, ci consenta di dubitarne parecchio. Potrebbe illustrare, non a chi scrive ma alla collettività, come intende procedere in proposito? Sarebbe una rivoluzione, e lei passerebbe alla storia. Intanto, azzardiamo avanzare, sommessamente, un suggerimento. La prima cosa da fare, per eliminare tale sciagurata commistione, è la modalità di selezione dei manager e dei direttori generali delle strutture sanitarie.
Attenzione, non ci riferiamo all’ovvia selezione attraverso bandi pubblici in cui si deve chiedere il possesso di requisiti inoppugnabili, ma a chi, poi, dovrà scegliere. A scegliere deve essere gente di altissimo profilo morale, professionale e manageriale, non la politica, nè il governo, nè la Commissione Sanità dell’Assemblea Regionale Siciliana, tanto meno i partiti. La politica deve solo recepire e occuparsi delle generali strategie d’intervento e degli atti d’indirizzo. Spesso, vale per qualunque settore, carenze, disfunzioni e disorganizzazione sono dovuti non all’esiguità delle risorse finanziarie disponibili, ma alla totale incompetenza e incapacità di chi dirige.
Pubblicato il
02 Agosto 2015, 01:39