I tamponi, tra fase 2 e polemiche| Come si prepara la Sicilia

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08 Aprile 2020, 19:42

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“Carenza dei reagenti per l’analisi dei tamponi” e “conseguente ritardo nella consegna dei risultati”. Questa la situazione in Sicilia che ha spinto la Regione a valutare l’ipotesi, come extrema ratio, di stoppare la quarantena di coloro che sono rientrati da altre regioni d’Italia e ormai sono in isolamento da 20 giorni. A condizione che siano rispettati una serie di requisiti clinici e dopo avere firmato il consenso informato. Oggi dovrebbero arrivare nuove scorte di reagenti utili a sbloccare la macchina dei tamponi. Ed è anche per questo che l’assessore alla Salute Ruggero Razza al momento scarta l’ipotesi dell’autocertificazione: si procederà con i tamponi per tutti. Resta da capire quanto tempo ci vorrà per farli.

Ci sono migliaia di siciliani (la Regione non ha reso noti i numeri) che aspettano da giorni. Si calcola che nella sola città di Palermo ci siano circa 1.500 cittadini in attesa del tampone e tanti altri che lo hanno fatto il primo aprile, ma non conoscono ancora il risultato.

I dati dei tamponi effettuati per regione sono raccolti nella mappa graficizzata consultabile sul sito del Sole 24Ore. In Sicilia nell’ultima settimana sono stati eseguiti tra gi 850 e i 2.000 tamponi giornalieri, la media è di circa 1.330 tamponi al giorno. Negli ultimi tre giorni la percentuale di positivi individuati in rapporto ai tamponi eseguiti si è drasticamente abbassata, attestandosi intorno al 3 per cento rispetto al 6-7 per cento dei primi giorni di aprile. Negli stessi sette giorni l’Emilia Romagna, che ha una popolazione quasi sovrapponibile alla Sicilia, ha marciato a una media di quasi tremila tamponi al giorno. Ma è pur vero che in quella regione il contagio accertato è molto più diffuso e questo giustificherebbe il numero più alto di tamponi eseguiti. Più alta la media dei tamponi giornalieri anche nel Lazio, in Campania, più o meno uguale alla Sicilia in Puglia (che però ha un milione in meno di abitanti della Sicilia).

La Sicilia è la regione italiana con il più basso tasso percentuale di contagiati in rapporto alla popolazione (solo per un pelo meno della Calabria). Ha effettuato in tutto poco meno di 25mila tamponi, contro i quasi 50mila del Lazio (che ha un milione di abitanti in più). L’Abruzzo, che ha un milione e 300mila abitanti ha effettuato più di 14mila tamponi, circa l’un per cento della popolazione, la Sicilia ha testato lo 0,5 per cento della popolazione (l’Abruzzo ha circa gli stessi ricoverati in terapia intensiva della Sicilia).

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Il numero dei tamponi dipende anche dalla disponibilità dei reagenti necessari in laboratorio. C’è carenza in tutta Italia e così la Protezione civile, che ha centralizzato la distribuzione, fa fatica ad assecondare tutte le richieste. Si finisce per privilegiare le regioni più colpite dalla pandemia. La Sicilia alla luce dei numeri, soprattutto dei ricoveri, ha una curva del contagio lontana dalle cifre preoccupanti di altre regioni.

La mancanza dei reagenti ha rallentato i tamponi per siciliani rientrati dal Nord. Oggi dovrebbero arrivare nuove scorte: la Regione ha attivato i suoi fornitori ed è prevista, anche se in forma ridotta, una consegna della Protezione Civile. I tamponi sono decisivi per porre fine alla quarantena dei siciliani tornati a casa, ma si valutano altre strade. Il comitato scientifico istituito dalla Regione ha fatto sapere con un parere che la stessa Organizzazione mondiale della sanità ha previsto il caso limite della mancanza degli strumenti diagnostici. Accertata l’impossibilità di eseguire il tampone, unico strumento per la diagnosi, se un soggetto non ha mostrato la comparsa di alcun sintomo respiratorio e in generale gode o ha goduto di buona salute nelle ultime due settimane allora potrebbe dichiararsi concluso il periodo di quarantena. Naturalmente solo dopo alcuni passaggi clinici e dopo avere firmato un modulo, con il consenso informato, e dichiarato di avere rispettato tutte le procedure. Lo stop alla quarantena riguarderebbe in ogni caso solo i casi di assoluta necessità. Il comitato scientifico guarda oltre: in futuro servirà una mappatura della risposta immunologica con sistemi di dosaggio di anticorpi.

Il tema dei tamponi diventerà ancora più importante con l’apertura della fase due, durante la quale la quantità di test e la loro tempestività sarà cruciale per tenere sotto controllo la pandemia dopo il lockdown. E all’Ars l’opposizione si è fatta sentire sul tema, con il deputato regionale del Pd Anthony Barbagallo: “L’assessore alla Salute continua ad omettere i dati sulle richieste di tampone inevase e sul numero di medici del servizio sanitario regionale sottoposte all’esame per accertare l’eventuale contagio – ha detto -. Una mancanza di chiarezza estremamente grave che non può farci dormire sonni tranquilli sulla effettiva portata dell’epidemia nell’Isola”. Il candidato alla segreteria regionale del Partito democratico ha ricordato che “da settimane centinaia di siciliani sintomatici chiedono invano di essere sottoposti al tampone per accertare l’eventuale presenza di Covid19”. E questo, “nonostante le sollecitazioni e l’aumento del numero dei laboratori autorizzati”.

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08 Aprile 2020, 19:42

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