12 Maggio 2019, 16:43
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PALERMO – “È piatta, è piatta, è piatta”. Il motto del convegno nazionale dei terrapiattisti risuona più volte nell’anticamera della sala ‘Tersicore’, al quinto piano dell’Hotel Garibaldi. Nella stanza principale, una cinquantina di persone paganti (20 euro il biglietto): circa venticinque sono giornalisti, mentre l’altra metà è divisa tra sostenitori del movimento, curiosi e scettici. Tutti però pendono dalle labbra dei relatori, Albino Galuppini, Agostino Favari e Calogero Greco. Tra raggi polari, distanze ottiche, linee prospettiche, carte topografiche, ‘angoli azimutali’ e Google maps, il gruppo snocciola teorie e produce calcoli matematici con un unico obbiettivo: dimostrare, appunto, che “è piatta”.
“Tutta la verità”, recita il cartellino appuntato al petto dei protagonisti. I temi sono tanti, forse troppi per un unico incontro: si va dall’astronomia zetetica all’analisi di poesie, dalla matematica all’elettronica, dalla geografia alla navigazione. Un video racconta l’uomo “figlio della Nasa”, e spiega “l’impresa colonialista” di chi irride il terrapiattismo “col sorriso ironico” ma che invece risulta “patetico”. I nemici giurati, al convegno come al di fuori, sono i “troll” che riempiono i social network di commenti ad hoc per screditare i terrapiattisti, e che “non mostrano nemmeno la loro vera identità”.
Gran parte degli interventi verte su un punto cardine: foto satellitari, o realizzate con potenti obbiettivi, testimoniano che vari punti a grandissima distanza tra loro (e da chi scatta) rimangono visibili nonostante “l’ipotetica curvatura della Terra”. La Corsica, l’Isola di Gorgona e l’Isola d’Elba risultano chiaramente visibili dallo stesso punto anziché scomparire dietro l’orizzonte; allo stesso modo, l’Etna non si nasconde dietro le catene montuose che si frappongono tra il vulcano e Palermo, e per questo è visibile dal capoluogo. A queste teorie si affiancano quelle sui satelliti: l’assenza di questi ultimi nei mari del sud del mondo dimostrerebbe la presenza dei “bordi” della Terra, mentre le Twin towers di New York o il Burj Khalifa di Dubai potrebbero essere dei “simulatori ad alta quota di satelliti spaziali”. Addirittura, le due torri ex sede del World trade center vengono definite da Galuppini come “probabili scatole vuote, con molti piani sfitti, tenute lì solo per simulare i satelliti”. “Se la pianura padana è piatta, allora la Terra è piatta”, aggiunge poco dopo Galuppini, mentre ribadisce il precedente concetto dell’Etna ma stavolta prendendo in esame il Monviso.
“O non c’è la curvatura della Terra, o il raggio di un’ipotetica sfera terrestre è talmente ampio che potrebbe prevedere l’esistenza di nuovi territori”, è l’interpretazione di Favari. Il relatore illustra teoremi “confermati da un alto ufficiale della Marina”, spiegandoli “anche a quelli meno bravi”; qualcuno gli chiede se Pitagora fosse un ‘terratondista’ ma lui glissa, visibilmente infastidito dal suo interlocutore. La richiesta più ambiziosa alle autorità mondiali arriva proprio da Favari: “Ci diano uno spazio di 10km x 10km per fare i decolli e dimostrare l’ipotesi che la Luna sia una luminaria che brilla di luce propria”. Tra un concetto e l’altro, qualcuno in sala rumoreggia: Francesco (che non rivela il cognome) dice chiaramente che alcuni passaggi proprio gli sfuggono, e il clima si infiamma; Favari taglia corto parlando di “malafede” del contestatore, “un troll che avrei già bannato dalla mia pagina”. “Ti ho pure pagato, pensa un po’”, gli risponde Francesco. Assist perfetto che Favari sfrutta per un consiglio alla platea: “Percepire sentimentalmente coloro che vengono pagati per inscenare un contrasto col relatore”.
Ma chi sono davvero i “troll” additati dai terrapiattisti riuniti a Palermo? Marco Guzzio, 28enne palermitano, è venuto a toccare con mano la validità degli argomenti dei relatori: è lui l’autore della domanda a Favari su Pitagora. “Effettivamente sono persone a cui piace argomentare ma poco ascoltare”, dice. “Avevo il puro interesse di capire ma se le mie domande sono state prese come critiche, già qualcosa mi è chiaro”. Nello invece ha preso un aereo da Roma solo per essere presente al Garibaldi: “Ma io ho le mie idee – precisa – e parlerò di piatto o tondo solo quando vedrò e toccherò con mano. I terrapiattisti? Sono presuntuosi e ignoranti, però di contro c’è da apprezzare che vadano contro l’ufficialità. Per il resto, durante il convegno ho chiesto un chiarimento e mi è stato detto che ne avremmo parlato dopo, ma già sapevo che non ne avremmo parlato proprio più”. Lorenzo, di Palermo, invece, durante gli interventi non esterna le proprie idee ma non riesce a trattenere le risate. Il perché lo spiega lui: “Spettacoli comici così belli a 20 euro non se ne trovano”.
Contestatori e presunti manipolatori da una parte, nuove leve del terrapiattismo dall’altra: Eliana Urbano Raimondi ha 24 anni e porta al collo la mappa azimutale della terra. In famiglia sua madre è affascinata dalle teorie sulla terra piatta mentre suo padre rimane scettico. “O è piatta, o ha un raggio talmente ampio da rendere la curvatura trascurabile”, spiega con decisione la giovane, in linea coi tre relatori. “Io ci credo perché possono fare dei calcoli che supportino la tesi”. Allora perché il mondo non abbraccia incondizionatamente il terrapiattismo? “La scienza vuole controllarci e farci bere certe cose – dice Eliana – ma quando il succo diventa ‘sospetto’, l’individuo che sospetta diventa da controllare e sabotare”.
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12 Maggio 2019, 16:43