19 Settembre 2016, 05:02
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CATANIA – C’è un elenco di nominativi che vale 52milioni di euro e pesa sulle casse dilaniate del Comune e sullo scalpo politico del sindaco Enzo Bianco. Sono i debiti fuori bilancio, in teoria spese impreviste e imprevedibili, nella consuetudine catense, invece, il frutto della gestione, degli ultimi anni, del Comune: Scapagnini e Stancanelli compresi. Raffaele Stancanelli sostiene che nessuno dei debiti fuori bilancio dipende dalla sua gestione, ma l’elenco comprende una sfilza di sentenze di condanna per debiti non saldati anche durante la sua amministrazione.
Dalle parcelle dei professionisti agli espropri del celebre Ufficio speciale emergenza traffico istituito da Silvio Berlusconi. Atti di precetto, diffide e accordi transattivi, a battere cassa sono imprese di costruzioni, enti pubblici, professionisti, società di servizi, suore e privati, tra i quali spicca Maria Antonietta Zeno, ex moglie del sindaco, che attende il pagamento di 4.833.191,99 euro.
In passato il Comune si era rifiutato di corrispondere il dovuto, alla ex signora Bianco, per l’esproprio dei terreni su quali è sorto il parcheggio scambiatore Due Obelischi. Adesso, per uno scherzo del destino, mentre il Comune è praticamente in dissesto, tocca all’amministrazione guidata dall’ex marito saldare il conto (salato).
Il Comune ha riconosciuto l’esistenza dei 52milioni di euro di debiti fuori bilancio, che non facevano parte dell’originario Piano di salvataggio elaborato da Stancanelli, aprendo le porte al pagamento.
Leggere quest’elenco è come ripercorrere la storia più o meno recente di Catania. Per esempio ci sono i 3milioni di euro dovuti a Lidia Balsamo per l’esproprio dei terreni sui quali è stato costruito il parcheggio Fontanarossa. Difficile non ricordare la campagna elettorale del 2005 e i paginoni, i volantini, in cui si pubblicizzava il parcheggio Fontanarossa tra le tante mirabilie (prevalentemente non realizzate), di Catania. Mancava il saldo dell’esproprio. Come non sono stati eseguiti, fino a questo momento, i pagamenti del dovuto alla Tosa Appalti, impegnata nel rifacimento della circonvallazione sotto l’amministrazione Scapagnini, forte di una sentenza di condanna, in Cassazione, del Comune: 800mila euro. In lista anche il Consorzio nazionale delle cooperative di produzione e lavoro Ciro Menotti di Ravenna, 900mila euro, Enrico Grimaldi, 2milioni di euro, Francesco Lo Faro, 2.615mila euro, De Maria C e Pantellaro A., 504.191,97.
Ben 5milioni di euro sono dovuti alle cooperative sociali spesso utilizzate dalla politica come serbatoio di voti. Ci sono gli istituti catechistici divina Provvidenza che attendono 27mila euro, Enel – Sole, 3milioni di euro.
L’elenco è lungo, il pagamento dei creditori pesa sulle casse del Comune e appesantisce il già stremato Piano di rientro.
Interviene Tuccio D’Urso: “Gravi colpe di Stancanelli e Bianco”
Tuccio D’Urso, ex direttore dell’Ufficio speciale emergenza traffico, è furioso: “Io non ho lasciato un euro da pagare al 31 dicembre del 2007, avevo saldato tutto. Tutta questa attività è stata in seguito abbandonata, il contenzioso è stato abbandonato, i debiti dell’Ufficio speciale sono maturati durante la “non amministrazione” Stancanelli e non è stato piantato più un chiodo dagli amministratori. A partire dalla gestione del parcheggio dell’Ospedale Garibaldi, che poteva mantenere in piedi l’Amt. Stancanelli ha abbandonato la città, ha abbandonato l’Ufficio speciale, per non parlare di Bianco, anche lui, con la sua politica incomprensibile di annullamento del passato.
Sia Bianco che Stancanelli hanno in comune l’aver negato alla città il dovuto sviluppo, basti pensare alla ridicolaggine della pista ciclabile, rispetto al progetto che avevamo del lungomare, nonché i parcheggi pronti a essere seguiti, e non seguendo le pratiche amministrative relative alle espropriazioni. Significativo a questo proposito la vicenda dell’esproprio del parcheggio Fontanarossa, il cui pagamento è stato eseguito integralmente in aderenza all’attività di un apposto accordo conciliativo sottoscritto anche dalla proprietà e per cui sembra non sia stato mai sottoscritto l’atto di compravendita. Da questa dimenticanza ne è risultato che la proprietà ha avuto gioco facile ad inserirsi nella sentenza della Corte costituzionale che, annullando la vecchia norma sugli espropri, ha imposto il pagamento del prezzo di mercato per le aree oggetto di esproprio. Sarebbe interessante che questa vicenda fosse attenzionata da qualche procuratore.
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19 Settembre 2016, 05:02