I “treni” delle 4 e delle 3 e 33 | Trapani trema e s’indigna

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23 Giugno 2015, 14:33

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TRAPANI – L’arresto di Nino Pulvirenti e il coinvolgimento di due figure legate al mondo granata scuotono la città falcata. Due veri e propri simboli della squadra di Cosmi: il capitano Luca Pagliarulo e quello che viene considerato il capitano dei capitani, per via della lunga militanza nella compagine presieduta da Morace, Nino Daì. Tutto verte intorno a Catania-Trapani dell’11 aprile scorso. Una vera e propria sfida salvezza che spinge numerosi tifosi a seguire la squadra al “Massimino”. Match dai due volti: gli uomini di Cosmi passano in vantaggio con un rigore di Terlizzi in apertura, dopodiché gestiscono la gara e senza particolari affanni chiudono in vantaggio il primo tempo.

Nella ripresa, quasi improvvisamente, il Trapani crolla e la difesa – con in campo per tutta la durata dell’incontro anche Pagliarulo e Daì – comincia a sbandare. Topiche clamorose che portano prima al pari di Schiavi, subito dopo al sorpasso etneo su autorete di Terlizzi, prima del tris siglato da Castro. In un quarto d’ora la gara muta radicalmente, i granata sembrano quasi non essere rientrati in campo. Nei minuti di recupero arriva la quarta marcatura siglata ancora da Schiavi, tuttavia già mezz’ora prima del triplice fischio finale la contesa aveva decretato un vincitore.

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Ora emerge l’inchiesta e il cuore della passione granata s’indigna. Bocche cucite in società, al momento la linea che prevale è quella del silenzio. C’erano in ballo anche i rinnovi per i due calciatori coinvolti, la situazione adesso è molto tesa. Anche perché, dalle intercettazioni della polizia, emerge che nel corso di una conversazione tra Delli Carri e Di Luzio prima del derby del “Massimino si fa riferimento a un “treno” delle 4 (numero di maglia di Pagliarulo), e poi a un treno delle 3 (Daì) e 33. Con quest’ultimo “orario” che viene indicato come quello consigliabile per prendere il “treno”. Numeri che sembrerebbero alludere a ben altro.

Nel pomeriggio è arrivata la replica di Nino Daì, che ha espresso su Facebook il proprio punto di vista sulla vicenda: “Ogni sabato aspettavo pazientemente il mio turno per giocare e vestire la maglia granata, che amo. È incredibile che qualcuno mi accusi di aver fatto qualcosa che danneggi la mia squadra, la mia società e i miei tifosi. Facciano tutto quello che vogliono: scavino nei miei conti, mi controllino, mi perquisiscano. Troveranno solo la trasparente verità della mia vita da “operaio” del pallone, innamorato della squadra per cui gioca”. Anche il club granata ha fatto sentire la propria voce, attraverso il seguente breve comunicato: “Apprendiamo con stupore dell’indagine svolta dalla Procura di Catania che vede coinvolti anche alcuni nostri tesserati. Fiduciosi e rispettosi del lavoro svolto dalla Magistratura confidiamo che la vicenda possa risolversi nel più breve tempo possibile”.

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23 Giugno 2015, 14:33

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