19 Giugno 2016, 05:02
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CATANIA- Due verbali in mano a Guardia di Finanza e Procura ripercorrono i segreti dei rapporti tra mafia e massoneria deviata a Catania. Si tratta di atti solo in parte noti, che sono entrati a far parte dell’inchiesta Brotherhood, quella che ha scoperchiato le relazioni pericolose tra alcuni componenti di importanti logge catanesi e Aldo Ercolano, cugino del mandante dell’omicidio Fava, ritenuto nuovo reggente della più spietata famiglia mafiosa della Sicilia orientale.
Il verbale più recente contiene le dichiarazioni del pentito Santo La Causa, già capo militare della “famiglia”. “Per quanto concerne i rapporti tra l’organizzazione e la massoneria, della quale ultima io non faccio parte -ha detto il pentito- posso dire che, oltre al ..omissis…. di cui ho già parlato in un precedente interrogatorio, ne faceva parte …omissis… perché so che egli si rifiutava di avere rapporti con Zuccaro Maurizio e Zuccaro Rosario perché aveva saputo dalla cerchia dei Massoni, cui egli apparteneva, che essi erano dei confidenti. Ho saputo da Enzo Santapaola, figlio di “Nitto”, che l’avvocato che lo difese nel processo per l’omicidio ..omissis… e che era stato pagato dal padre della vittima era massone …omissis….”.
Il verbale contiene numerosi omissioni, relative ad alcuni nominativi. Continua il pentito: “In quella occasione Enzo Santapaola mi fece capire che l’avvocato avrebbe potuto aiutarlo nella vicenda giudiziaria anche in ragione delle sue conoscenze derivanti dall’appartenenza alla Massoneria. Non so dire, comunque, se il SANTAPAOLA, che era colpevole, sia stato assolto per le amicizie del difensore o per una buona difesa”.
La Procura ripercorre le dichiarazioni del killer pentito Maurizio Avola, che puntano al cuore dei rapporti tra mafia e massoneria deviata, rapporti fondanti del sistema Catania.
Secondo Avola, Nitto Santapaola, il boss indiscusso, sarebbe un massone e Aldo Ercolano, nonno dell’attuale reggente finito agli arresti, avrebbe avuto la capacità di mantenere rapporti con la politica.
Il pentito Avola ha dichiarato ai magistrati: “Voglio preliminarmente far presente una circostanza che ho avuto modo di apprendere nel corso delle mie conversazioni con Marcello D’Agata. Intendo riferirmi cioè al fatto che, secondo le indicazioni del D’Agata, i vertici di “Cosa Nostra” sono inseriti nelle logge segrete della massoneria. Benedetto Santapaola, secondo quanto riferitomi dal D’Agata, è quindi inserito in una loggia segreta della Massoneria. Attraverso tale inserimento egli è stato presentato ai personaggi autorevoli del mondo accademico e delle istituzioni di Catania…”.
La massoneria sarebbe stata quindi, secondo il collaboratore, il punto di contatto tra la mafia militare ed esponenti delle istituzioni, almeno negli anni ’90. Adesso la Guardia di Finanza ha documentato pesanti accuse nei confronti di esponenti della massoneria, imprenditori, funzionari di banca, avvocati e mafiosi con l’operazione Brotherhood.
Il collaboratore Avola parla della massoneria come di una “mafia parallela”. “…Non so dire con precisione in che modo, a quel tempo, Aldo Ercolano avesse queste conoscenze. Come ho già dichiarato all’autorità giudiziaria di Catania, però, Cosa Nostra aveva ed ha tuttora organici rapporti con la Massoneria, per cui debbo concludere che le predette conoscenze di Aldo Ercolano derivassero appunto da questi rapporti”.
Il pentito parla di “persone importanti”. Ciò che mi risulta è che le conoscenze di “persone importanti” fuori da Cosa Nostra, gli appartenenti a quest’ultima organizzazione le possono avere solo per il tramite della Massoneria. La Massoneria, insomma, per quello che mi risulta, è come una “mafia parallela” che mantiene rapporti con Cosa Nostra ed utilizza Cosa Nostra come “braccio operativo”, senza sporcarsi direttamente le mani”.
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19 Giugno 2016, 05:02