27 Maggio 2020, 06:04
4 min di lettura
“Non riesco nemmeno a lanciare un invito a tornare sui loro passi. Perché non ho nemmeno capito cosa intendano fare davvero. Ma se i miei quattro colleghi vanno via, mi dispiace”. Il deputato regionale Giampiero Trizzino è certamente, tra i rappresentanti “ del Movimento cinque stelle, uno di quelli della prima ora” per usare una etichetta logora. All’orizzonte, c’è una scissione. Di un gruppo che è già separato di fatto, anche sulle cose da fare. “Ad esempio, non condivido l’ultima iniziativa dei miei quattro colleghi e del mio ex compagno di gruppo Tancredi”
Onorevole, a cosa si riferisce?
“Penso a questo disegno di legge per togliere all’assessore Samonà la delega all’identità siciliana”
Come mai? Anche voi avete fortemente criticato quella nomina.
“Certo. E confermo le critiche. Io sono lontanissimo dalle posizioni della Lega. Ma questa iniziativa non la capisco. Le leggi devono essere astratte, non possiamo pensare di cambiarle a piacimento, solo perché gradiamo o non gradiamo l’assessore di turno. E poi c’è anche un aspetto più tecnico”.
Quale?
“Non vedo come si possano separare le tradizioni e la cultura identitaria siciliana dai Beni culturali, essendo i primi parte integrante dei secondi. Una simile affermazione nega già di per sé, ad esempio, l’esistenza del Registro delle eredità immateriali, vanto e lustro della nostra isola”.
Insomma, siete già separati di fatto. Il voto compatto sulla mozione contro Scavone potrebbe essere l’ultimo di questo gruppo, prima di una scissione che appare ormai inevitabile.
“Guardi, anche su questa storia ci sarebbe qualcosa da dire. Io continuo a leggere notizie sui giornali riguardo alla volontà dei miei quattro colleghi di lasciare il gruppo. Quando preferirei che queste cose venissero comunicate all’interno del gruppo stesso”.
In realtà, chi sta per andare via denuncia proprio una carenza di democrazia dalle vostre parti. Secondo loro, insomma, spesso le voci in dissenso sono state messe a tacere dalla maggioranza.
“Questo è un controsenso. Chi si ritiene democratico, dovrebbe essere felice che una cosa venga messa ai voti e che si decida sulla base di quello che sceglie la maggioranza. A non rispettare i principi democratici è proprio chi afferma: ‘Me ne vado perché si fa quello che decide la maggioranza’. E lo dico anche per esperienza personale”.
Vale a dire?
“Anche io sono stato a volte contrario alla linea del gruppo. Ad esempio in occasione della riforma del sistema dei rifiuti. Ma mica vado via solo perché sono contrario a una decisione… Le faccio anche un altro esempio”
Prego.
“Quando ci siamo alleati con la Lega mi volevo uccidere. E ho anche espresso pubblicamente il mio dissenso. Altra cosa è prendere e andarsene, quando invece bisognerebbe lavorare dentro il gruppo, semmai, per fare valere le proprie idee”.
A dire il vero, chi vuole andare fa riferimento anche a questioni più profonde: parla di una mutazione del Movimento che non somiglierebbe più a quello “delle origini”. È così? Lei, in fondo, è nel Movimento dall’inizio.
“Certo che il Movimento è diverso rispetto a dieci anni fa. Perché non dovrebbe? E meno male, direi. Solo i cretini non si evolvono. In dieci anni cambiano le persone, perché non dovrebbero cambiare i gruppi che sono fatti di persone? Dopo dieci anni, però, siamo al governo nazionale e abbiamo sfiorato la vittoria alle Regionali in Sicilia. Credo che i motivi veri del dissenso vadano cercati altrove”
Dove?
“Non lo so, davvero. Anche perché, conoscendo bene i miei colleghi, faccio fatica a trovare una linea che unisca tutti e cinque. Vedo semmai tanti motivi personali alla base di questa scelta. Ma così per loro è molto rischioso”.
In che senso?
Oggi magari qualcuno può essere ammaliato da Musumeci… ma domani? Qual è l’ideale che li spinge fuori? Il fatto che sono scontenti? Mi pare un po’ poco”.
Lei parlava di un rischio per loro…
“Sì, certo. Uscendo dal Movimento si troveranno su un terreno che non conoscono. Non sanno nemmeno cosa li aspetta. Potrebbero finire per essere ‘usati’ da Musumeci per portare avanti i suoi progetti, e poi? Non li capisco. E per questo non mi sento nemmeno di dire loro: tornate sui vostri passi, anche se sono molto legato ad alcuni di loro”.
Tancredi in effetti ha detto: “Musumeci non è certamente il peggior presidente degli ultimi trent’anni”
“A me Musumeci non piace, ma è una valutazione politica. Ma se è il caso, io sono sempre pronto a parlare con lui. Anzi, in passato ho sempre aperto a una discussione col governo, penso proprio al tema dei rifiuti”.
La scissione però ormai pare dietro la porta. Chi andrà via dirà di volere “rifondare” il Movimento, di voler ricreare lo spirito delle origini. Quali saranno i veri Cinquestelle a quel punto, voi o loro?
“I Cinquestelle sono quelli che continuano ufficialmente a rivestire questo ruolo, a usare il logo, i nostri strumenti… poi ognuno può fare quello che vuole. Ne abbiamo visti tanti, negli anni, partiti nati da scissioni e convinti di poter fare meglio del partito di origine. Non hanno fatto poi molta strada”.
Pubblicato il
27 Maggio 2020, 06:04