13 Novembre 2020, 05:57
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PALERMO – È una storia di miseria, non solo economica, quella che viene fuori all’inchiesta che ieri ha portato all’arresto di Vittorio Bullara, 64 anni, di Misilmeri. È accusato di usura.
Il giudice per le indagini preliminari Roberto Riggio, accogliendo la richiesta del procuratore aggiunto Sergio Demontis e del sostituto Andrea Fusco, ha anche disposto il sequestro preventivo per equivalente di beni fino a coprire la somma di 500.000 euro.
Il sequestro riguarda immobili e terreni a Misilmeri intestati a Bullara e ai suoi familiari, ma anche un panificio, “Le delizie del forno”, che si trova in via Castellana, acquistato dalla figlia di Bullara nel 2011 per 180.000 euro.
L’inchiesta è partita da una segnalazione anonima giunta alla guardia di finanza. Fu deciso di fare una perquisizione nell’abitazione di Bullara dove trovarono l’archivio dell’usura.
I nomi dei creditori erano annotati su dei cartellini di colore verde in cui erano riportati il finanziamento, la somma degli interessi, l’importo delle rate e le date dei pagamento.
Il passo successivo sono stati gli accertamenti bancari dai quali sono emersi movimenti sui conti correnti di Bullara e dei familiari per circa 500.000 a fronte di un reddito quinquennale che non ha superato i 50.000.
Bullara prestava soldi, ma avrebbe organizzato anche un’insolita forma di usura. Così l’ha ricostruita un suo cliente: “Quando io e la mia famiglia avevamo bisogno di vestiti per occasioni particolari mi recavo presso il negozio… e dopo essermi presentato a suo nome e acquistato ciò di cui avevo bisogno successivamente il signor Bullara provvederà a saldare il conto al negozio. Gli accordi erano che gli avrei dato i soldi con rate di 50 euro al mese fino ad esaurimento del debito”.
Bullara ci avrebbe guadagnato due volte. Ottenendo uno sconto del 30 per cento dal negoziante e poi applicando i tassi usurari.
Più drammatico il racconto di un uomo che aveva acquistato dei corredi: “Non ho idea di quanto fosse il prezzo della merce che acquistavo, conoscevo tuttavia la cifra che con lui ho concordato per la restituzione complessiva ovvero circa 6.500 euro. Ero in grandi difficoltà personali in quel periodo, ero in cassa integrazione, mia moglie aveva una grave malattia ed avevo quattro figli da mantenere. Quando acquistai questi corredi l’unico modo che poteva avere per accedere a quei beni era quello di rivolgermi a Bullara.
Bullara che avrebbe proseguito la sua attività illecita anche dopo la perquisizione del 2018.
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13 Novembre 2020, 05:57