19 Giugno 2018, 17:12
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CATANIA – Il bacio del boss. Il viso poggiato sul cuore. La benedizione sussurrata all’orecchio. Un battesimo di mafia. È quello che è stato immortalato nella sala colloqui di un carcere il 19 settembre 2017. Le telecamere sono quelle piazzate dai carabinieri che oggi hanno azzerato il gruppo Rapisarda di Paternò. Turi Rapisarda mette il sigillo sull’affiliazione del nipote di Alessandro Farina, il suo fedelissimo che lo avrebbe supportato per inviare all’esterno le direttive per gestire gli “affari”. E tra i ruoli di “postini” ci sarebbe stato anche Emanuele Lucio Farina.
La Gip Giuliana Sammartino descrive istante dopo istante quello che impresso nei nastri delle telecamere. Turi Rapisarda finisce di parlare con le sue figlie e si dirige verso Alessandro Farina (con cui condivide la stessa cella). Gli sussurra qualcosa all’orecchio. Alessandro Farina si gira verso il nipote, Emanuele Lucio, e gli dice poche frasi. Troppo poche per capire. I due Farina abbassano la testa rivolgendosi a Turi Rapisarda. Per la giudice è “una risposta affermativa”. Poi il nipote Emanuele Lucio parla. Gli investigatori cercano di decifrare il labiale. Il giovane avrebbe pronunciato queste parole: “U capii… a posto… a posto…”. Il boss Turi Rapisarda, dopo, poggia le mani sulle guance del giovane Emanuele, gli sussurra qualcosa all’orecchio destro, lo bacia sulla guancia sinistra, tenendo sempre il viso stretto con le mani. Infine poggia la testa del giovane al suo petto. Sul lato sinistro in corrispondenza del cuore. Emanuele Lucio Farina sembra sorpreso. È il rito di una pubblica affiliazione. E chi può dire sì ad un nuovo affiliato è solo il capo. In questo caso Salvatore Rapisarda.
Nemmeno le sbarre di un carcere avrebbero limitare il controllo del boss di Paternò sugli “affari di famiglia”. E non sono servite le parole dei pentiti a sancire questa certezza nelle ipotesi degli investigatori, ma è bastato ascoltare e guardare quello che emerge dalle microspie piazzate dai carabinieri nell’ambito dell’inchiesta En Plein 2. Più che eloquenti sono le intercettazioni audio e video dei colloqui in carcere.
Salvatore Rapisarda, che sta affrontando il processo come mandante dell’omicidio di Turi Leanza e del tentato omicidio di Antonino Giamblanco, avrebbe retto le file lo scorso anno del clan Rapisarda, alleato storico dei Laudani di Catania. Il boss Rapisarda avrebbe potuto contare sull’aiuto di Alessandro Farina, con cui condivideva la detenzione. Alessandro è anche il fratello del pentito Orazio. Quello che con le sue dichiarazioni ha messo nei guai tutta la sua famiglia. Non solo quella mafiosa.
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19 Giugno 2018, 17:12