Il “battesimo” tra sorrisi, | neutrini e vernacolo

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30 Novembre 2012, 16:19

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PALERMO – Alla fine Franco Battiato si dilegua con un paio di occhiali scuri, di quelli che danno “più carisma e sintomatico mistero”. Giacca grigio scura e maglione a collo alto da esistenzialista francese, peccato non sentirgli intonare La Chanson de vieux amants di Jacques Brel, al limite anche nella sublime versione in italiano che incise in Fleurs. Il Maestro siede alla destra di Rosario Crocetta nella prima conferenza stampa della “giunta degli intellettuali”. Alla sinistra del governatore, l’altro volto noto, notissimo, quello del professore Zichichi. Da vicino lo noti che non è proprio uguale a Crozza. Il mitico Prof in abito blu, con una raffica di affascinanti spille sul pettaccio, è un po’ l’uomo del giorno, suo malgrado. La vicenda che riguarda suo figlio è uno dei primi punti all’ordine del giorno dell’incontro con i giornalisti. Crocetta ci si sofferma a lungo, evocando più volte il “figliolo” di Zichichi e la sua disponibilità ad evitare imbarazzi. Che poi “il figliolo”, piccolo, ha cinquant’anni, come tiene a far sapere il Professore, che chiamato in causa dai giornalisti si scatena in una digressione sui suoi trascorsi, scomodando Archimede, Pertini, i neutrini e Lord Alderdice (niente paura, neanche noi sapevamo chi fosse, ma Wikipedia soccorre), che oggi lo aspettava a Londra.

Battiato ricorre al vernacolo con quell’ironia amabile ben nota ai suoi fan. E quando le domande dei giornalisti incalzano, a un certo punto toglie la parola a una collega “per giustizia”, dandola a un altro cronista: “Chistu avi tri voti ca voli parrari”. Applausi. “Siamo dei creativi, aspettate e vedrete”, dice il cantautore assessore al Turismo, parlando anche per Zichichi. Poi accenna alle risorse con cui fare i conti, sua maestà il denaro lo chiamò nel più celebre dei suoi successi, e usa il verbo splittare. Chissà cosa direbbe il suo alter ego Sgalambro al riguardo.

Le donne della giunta, “fantastiche” le definisce Battiato, sono sorridenti ed eleganti. Una manca, Patrizia Valenti, ma è lei in contumacia la protagonista della mattinata. Crocetta, che a mezzo stampa le aveva dato il benservito accusandola di “slealtà”, ora la difende con un monologo garantista in cui si evoca “l’assedio mediatico”. E dire che nessun giornale, incluso Live Sicilia che il caso sollevò, ha mai preso posizione sulla opportunità di rimuovere l’assessore. Ha fatto tutto il presidente, che ammette: della situazione processuale della Valenti “l’unico che non lo sapeva ero io. Se me ne avesse parlato, in effetti, lo avrei detto presentando la giunta e il caso non sarebbe montato”. Già, in effetti.

Tre delle cinque donne assessore (Lucia Borsellino, Nelli Scilabra e Mariella Lo Bello) scelgono la gonna, due (Ester Bonafede e Linda Vancheri) i pantaloni. Sembrano affiatate. La Lo Bello e la Scilabra siedono vicine: la giovane nonna e la studentessa dimostrano un buon feeling e parlottano tra i sorrisi. La Scilabra è raffreddata e ogni tanto ricorre al fazzoletto. Alla sua sinistra, più defilati, Dario Cartabellotta in un abito grigio che sa ancora di burocrate, e Luca Bianchi, l’economista romano acciuffato last minute dal governatore dopo il forfait della Basilico. Bianchi alla fine si ferma con i giornalisti, affabile e cordiale, per parlare della montagna più alta da scalare per la giunta degli intellettuali, ossia la messa a punto dei conti regionali, scalata nella quale gli tocca l’ingrato compito di capocordata.

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Ester Bonafede, radiosa ed elegantissima nel suo tailleur blu, siede accanto a Battiato, in una ideale nicchia musicofila del governo. Alla sua destra la giovane Linda Vancheri, sobria nel suo tailleur grigio con un filo di perline al collo, e poi Lucia Borsellino, con un tocco di rosso che accende la sala Alessi. Chiude la fila Nino Bartolotta, defilato e molto attento. Di Nicolò Marino invece non c’è traccia: il magistrato aspetta ancora il via libera del Csm e salta questo primo giro.

La conferenza stampa, cominciata col consueto ritardo crocettiano di un’ora buona, si prolunga fino all’ora di pranzo. Ci pensa Battiato a tagliare corto: “Ni nn’amu a gghiri”, sentenzia bonario il Maestro tra l’ilarità generale. Scatta il rompete le righe. “La prossima volta ci faranno pagare il biglietto di cinque euro”, commenta un giornalista. È andata.

 

 

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30 Novembre 2012, 16:19

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