21 Novembre 2017, 14:31
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PALERMO – Sono trascorse due settimane dal voto delle Regionali e mancano ancora venti giorni all’insediamento della nuova Ars. Ma già per quattro deputati eletti sono emersi guai giudiziari in un così breve lasso di tempo. Quattro – un’indagine ogni quattro giorni – che si vanno ad aggiungere a una il cui status di indagata era già noto prima del voto. Di indagini si tratta e non di condanne, ed è bene ricordarlo subito quando ci si cimenta in questo genere di contabilità. Ma di certo non si può dire che la nuova legislatura sia nata sotto una buona stella. Anzi. Dopo le polemiche al veleno sugli “impresentabili” sollevate in campagna elettorale, il maleficio dell’incrocio tra politica e aule di giustizia sembra il leit motiv iniziale di questo primo scorcio di legislatura.
L’ultima notizia riguarda Riccardo Savona. I grillini lo avevano inserito tra gli impresentabili per un “refuso”, con accuse buttate a casaccio per le quali Giancarlo Cancelleri si era dovuto scusare. Di oggi, riportata dal Giornale di Sicilia, la notizia di un’indagine a suo carico per truffa. L’ipotesi è quella di una serie di compravendite immobiliari che chi indaga ritiene fittizie”. Compravendite che sarebbero in realtà “simulate” e “fatte all’unico scopo di farsi consegnare somme di denaro in contanti”. Un’ipotesi che il deputato di Forza Italia nega, parlando di una “montatura” dicendosi “vittima” in questa storia.
All’indomani del voto aveva fatto scalpore l’arresto di Cateno De Luca. Il deputato messinese eletto nell’Udc era finito ai domiciliari per una presunta evasione fiscale. Da ieri De Luca è tornato libero, cessata la misura cautelare, ma ovviamente resta indagato. Per lui non è il primo arresto da deputato. Era accaduto anche due legislature fa per la vicenda del sacco di Fiumedinisi per la quale Cateno è stato assolto e prescritto pochi giorni fa. De Luca ha contrattaccato puntando al Palazzo di giustizia messinese.
Era poi toccato a Edy Tamajo, deputato di Sicilia Futura riconfermato, sotto indagine a Palermo per un presunto giro di voti comprati, 25 euro a preferenza. Lui ha detto di non conoscere le persone intercettate nelle indagini, ma ha preferito, su consiglio dei suoi legali, non rispondere in questa fase ai pm.
E poi c’è Tony Rizzotto, entrato all’Ars in quota Salvini. I pm indagano sull’attività dell’ente di formazione Isfordd, per cui i pm ipotizzano il reato di peculato. Il rappresentante legale dell’ente, fino all’estate scorsa, era proprio Rizzotto, che dice di non saper nulla dell’inchiesta.
Tra i ritorni all’Ars c’è stato anche quello di Marianna Caronia, eletta nella lista di Forza Italia, e indagata nell’ambito dell’inchiesta sull’armatore Morace. I pm per lei avevano chiesto addirittura una misura cautelare che il giudice non ha concesso sollevando diversi rilievi sull’impostazione accusatoria a suo carico.
Certo, siamo ancora lontani dal record dell’inizio del 2014, quando il quaranta per cento dei deputati risultava indagato, un exploit dovuto in buona parte all’inchiesta sulle “spese pazze” dei gruppi parlamentari. Ma come inizio certo non c’è male.
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21 Novembre 2017, 14:31