21 Novembre 2013, 14:10
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PALERMO – Abbiamo scherzato. Per quasi un anno, si è scherzato. I dirigenti generali della Sanità potranno essere scelti sulla base delle solite logiche “politiche”. I colloqui, gli esami e le selezioni portate avanti da una commissione di esperti esterni, insomma, rischiano di finire nel cestino.
Il governo regionale, infatti, riceverà tra poche settimane il report preparato da questi esperti. Si tratta di Salvatore Cincimino, Paolo Li Donni, Giuseppe Bruno, Gioacchino Clesi e Fjodor Giuseppe Bonaviri. Li Donni è parente di Renato, attualmente commissario al Policlinico di Palermo*. Per questo motivo si asterrà dalla valutazione sui risultati ottenuti nell’Azienda sanitaria del capoluogo. Tutti gli esperti lavoreranno a titolo gratuito.
“Per la nomina dei direttori generali delle aziende del Servizio sanitario regionale – ha dichiarato il presidente della Commissione Sanità all’Ars Pippo Digiacomo – sarà indispensabile tenere conto delle valutazioni della commissione legislativa circa il raggiungimento degli obiettivi previsti dal Piano sanitario regionale”.
Una decisione confluita in una risoluzione dei commissari, approvata all’unanimità e con parere favorevole – ecco la sorpresa – dell’assessore regionale Lucia Borsellino. Insomma, il governo, che aveva rivendicato la grande novità costituita dalla selezione affidata ai commissari esterni (il direttore dell’Agenas Fulvio Moirano, Marco Frey dell’Istituto Universitario Sant’Anna di Pisa ed Ernesto Morici, magistrato in quiescenza), ha dato il proprio via libera a una decisione che, potenzialmente, potrebbe sovvertire l’esito stesso di quelle selezioni. Riaprendo le porte delle Asp e della aziende sanitarie, ad esempio, a qualche escluso dalla prima ondata di esami, come Angelo Aliquò, commissario dell’Asp di Ragusa e in passato vicino all’ex assessore Massimo Russo, il conterraneo del Presidente Crocetta Vittorio Virgilio, gelese e attuale commissario straordinario dell’Asp di Caltanissetta e Giuseppe Termine, commissario dell’Asp di Enna
“Ci avvarremo – ha aggiunto Digiacomo – di un pool di esperti nominati dalla commissione stessa (che lavoreranno a titolo gratuito) che servirà a valutare e comunicare l’effettivo raggiungimento degli obiettivi dei direttori come disciplinato già dalla legge 5 del 2009. La risoluzione diventerà presto una norma di grande valenza che servirà a integrare qualunque altro criterio di scelta, proprio perché la valutazione – prosegue Digiacomo – non può non tenere conto del lavoro già svolto dei direttori”. La valutazione della commissione, quindi, sarà inviata al governo di Rosario Crocetta.
Ma più che un’integrazione, la decisione della commissione Sanità rischia di tramutarsi in una clamorosa marcia indietro. “Io – racconta Digiacomo – ho sempre contestato questa procedura. Ho sempre affermato che, a mio parere, fosse sbagliata. Soprattutto sulla individuazione dei criteri di scelta. Le faccio un esempio: lei lo sa – la provocazione di Digiacomo – che il premio Nobel non avrebbe dato punti al candidato? Anche voi, sul vostro giornale – prosegue il deputato Pd – avete raccontato di come alcuni aspiranti manager avessero candidamente ammesso di non essersi mai occupati di Sanità”.
Una “condanna” senza appello, quindi, alle selezioni che ormai vanno avanti da mesi e si avvicinavano alla linea del traguardo. “Pur apprezzando lo sforzo di introdurre criteri di maggiore trasparenza, – dice Digiacomo – si è finito per trasformare in una procedura paraconcorsuale quella che era una procedura selettiva”.
Ma la “nuova” procedura, come detto, potrebbe finire per “ripescare” manager già esclusi dalle selezioni. “Certo, – ammette Digiacomo – Potrebbe accadere anche questo. Ma la commissione che ho istituito verificherà se gli attuali commissari hanno rispettato i 54 punti del Piano di rientro. Sarebbe stravagante se nella valutazione complessiva non fossero elementi di questo tipo”.
E all’orizzonte, però, ecco spuntare i possibili contenziosi e i probabili ricorsi. Che si aggiungerebbero a quelli dei candidati che hanno già preso parte alle prove, rimanendo esclusi. “I ricorsi sono già tanti – dice Digiacomo- proprio perché i criteri selettivi sono molto discutibili. Noi come commissione facciamo quello che ci prescrive la legge. La commissione Sanità, con valutazione negativa, può persino fare decadere i direttori generali se hanno disatteso i 54 punti del piano di rientro, comunicandolo al presidente regione e assessore. Mi sembra assurdo quindi – conclude Digiacomo – che questa commissione abbia il potere per far decadere i manager e non quello di valutarli”.
* in una precedente versione dell’articolo avevamo scritto che Paolo Li Donni è il figlio di Renato, attuale commissario del Policlinico. Si tratta di un errore del quale ci scusiamo con i diretti interessati e con i lettori.
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21 Novembre 2013, 14:10