Il boss ai domicilari ordinava: | “Riscuotete il pizzo in assunzioni”

di

01 Marzo 2013, 17:44

2 min di lettura

PALERMO – Calogero Passalacqua, soprannominato “Battista i Santi”, avrebbe continuato a comandare dagli arresti domiciliari e a gestire la famiglia mafiosa di Carini. L’anziano padrino, deceduto nel settembre scorso, avrebbe imposto una nuova strategia ai picciotti: niente più pizzo in denaro per gli imprenditori ma l’assunzione di gente vicina alla cosca.

A riocostruire la vicenda davanti alla terza sezione del Tribunale di Palermo è stato un investigatore dei carabineri che contribuì al blitz che nel novembre del 2011 portò all’arresto di 21 persone. Rispondendo alle domande del Pm Laura Vaccaro, il capitano dei carabieri ha ricostruito l’organigramma della famigia mafiosa e i vari passaggi investigativi che portarono allm scoperta del giro di estorsioni.

Sotto processo ci sono Giuseppe Barone, Antonino Buffa, Croce Frisella, Gianfranco Grigoli, Giacomo Lo Duca, Giuseppe Pecoraro, Salvatore e Pietro Sgroi, attulmente detenuti. Imputata anche la figlia del boss Margherita Passalacqua che si trova agli arresti domiciliari, cosìm come Ettore Zarcone. Il militare ha parlato dell’esistenza di un vero e proprio “sistema di collocamento” : assunzioni e licenziamenti decisi dagli amministratori delle imprese per assecondare il volere dei vertici della famiglia mafiosa. Le imprese erano costrette ad assumere guardiani notturni, operai e impiegati. In questa maniera il clan pagava gli stipendi ai picciotti e controllava il territorio.

Come emergerebbe dalle intercettazione telefoniche e ambientali, di cui è stata oggi è disposta la trascrizione, a finire nel mirino delle estorsioni sarebbero state le imprese Lentini, Carini Gas e Sidermental, tutte ricadenti nel territorio del carinese. Tra gli impiegati della ditta Lentini figurava, infatti, il nome dell’imputato Pietro Sgroi. A Carmelo Carbonato titolare della ditta Sidermental era stata imposta, invece, l’assunzione di Croce Frisella.

Infine una curiosità: al termine dell’udienza – il processo è stato rinviato al 15 marzo – Gianfranco Grigoli ha chiesto al caposcorta della polizia penitenziaria di potere salutare un parente prima di andare via. Era il suo compleanno.

Pubblicato il

01 Marzo 2013, 17:44

Condividi sui social