14 Ottobre 2024, 05:01
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CATANIA – Il Tribunale di Sorveglianza di Catania rimette in libertà Giampiero Salvo, in passato uno dei boss del clan Cappello, nonché uno dei due assassini col kalashnikov della cosiddetta “strage di Catenanuova” (luglio 2008). Salvo è libero per motivi di salute, nonostante l’ergastolo e nonostante il passato criminale: non ha mai collaborato con la giustizia.
Ma è libero anche per un’altra ragione, e cioè il fatto che Salvo ha riflettuto sul suo passato e ha deciso di cambiare vita. Almeno stando, tra l’altro, alla sua lettera indirizzata al presidente del Tribunale per i minorenni di Catania, Roberto La Bella, in cui sostanzialmente Salvo si mette a disposizione per provare a tirare fuori le nuove leve dalle grinfie della mafia.
Il Tribunale di Sorveglianza catanese, presieduto da Nunzio Corsaro, ha accolto l’istanza del suo legale, il penalista Giorgio Antoci, dando il via libera alla remissione in libertà. Tecnicamente è stato disposto il rinvio dell’esecuzione della pena. Come detto non si è mai pentito, Salvo, e questa è una delle questioni sollevate dalla Dda di Caltanissetta.
Salvo è uno dei figli del boss Giuseppe, detto “Pippo u carruzzeri”. Ha organizzato e compiuto l’omicidio Prestifilippo Cirimbolo in provincia di Enna sedici anni fa assieme al suo ex cognato Filippo Passalacqua, che poi a differenza sua si è pentito. Inoltre Salvo è da sempre conosciuto e rispettato negli ambienti mafiosi.
Ma oggi sta male. E secondo il Tribunale di Sorveglianza, la sua capacità delinquenziale “appare enormemente compromessa dalle precarie condizioni di salute”. Per i giudici non è indice di pericolosità il fatto che non ha risarcito il danno alle vittime.
“A nulla – si legge ancora nel provvedimento – rilevano le informazioni rese dalla Questura di Catania che si limitano a ripercorrere il curriculum criminale del reo, ma nulla aggiungono in merito alla sua attuale pericolosità”. Lo stesso vale per “il parere espresso dalla DDA di Caltanissetta”.
La Dda nissena in pratica ha riferito “del ruolo di rilievo” svolto da Salvo nel clan e ricordato che non ha mai collaborato con la giustizia. Inoltre ci sarebbe il rischio, per la procura distrettuale nissena, che riprenda “i contatti con il sodalizio criminoso”. Solo che i pm nisseni, per il Tribunale di Sorveglianza, non avrebbero fornito “alcun elemento a sostegno”.
Per il Tribunale di Sorveglianza, come detto, va apprezzato altro. “Deve essere valorizzato – scrivono i giudici – il percorso di rivisitazione critica sul proprio operato posto in essere dal Salvo”. Percorso che emergerebbe da una relazione dell’Uepe, l’ufficio di esecuzioni penali di Catania. Relazione che sarebbe agli atti.
“Oltre a riconoscere le proprie responsabilità – si legge ancora nell’ordinanza – (Salvo, ndr.) ha espresso alPresidente del Tribunale dei Minori di Catania la propria disponibilità a collaborare con lo stesso al fine di adoperarsi nei confronti di minori autori di reato, raccontando la sua esperienza delinquenziale e indurli così sia ad una riflessione critica sui comportamenti devianti attuati, sia alla necessità di intraprendere un serio percorso di legalità lontano da ambienti criminali”.
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