04 Marzo 2021, 08:39
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PALERMO – Ferdinando Gallina, 42 anni, boss di Carini, presunto killer di tre omicidi, custode di segreti di mafia, è giunto in Italia. Ad attenderlo all’alba all’aeroporto di Roma Fiumicino c’erano i carabinieri del Reparto operativo del Comando provinciale di Palermo.
Gallina è atterrato con un volo proveniente dagli Stati Uniti, paese che a tre anni e mezzo dal suo arresto, come ha scritto ieri Livesicilia, ha dato il via libera all’estradizione. Ad accompagnarlo gli agenti dell’Interpol.
Il procuratore di Palermo Francesco Lo Voi e l’aggiunto Salvo De Luca, gli contestato di avere partecipato agli omicidi di Francesco Giambanco, Giampiero Tocco e Felice Orlando, commessi fra la fine degli anni ’90 e l’inizio dei Duemila.
A fine 2017 era stato arrestato a New York per immigrazione clandestina. In carcere c’era già finito nel 2008. Finita di scontare la pena dal 27 gennaio 2016 si era reso irreperibile. La collaborazione di Antonino Pipitone, boss pentito di Carini che ha ricostruito i tre omicidi, lo aveva spinto a fuggire.
Gallina è stato esattore del pizzo e fidato uomo dell’esercito del boss di San Lorenzo Salvatore Lo Piccolo. Ha partecipato a importanti summit di mafia, alla presenza di boss catanesi. Conosce gli affari che sono serviti a riempire le casse di Totuccio Lo Piccolo, il “barone di San Lorenzo”, che di lui si fidava ciecamente.
Un episodio, meglio di altri, descrive la sua caratura criminale. Ed è legato al mistero della Panda verde. Il giorno che li arrestarono, il 5 novembre 2007, Salvatore e Sandro Lo Piccolo avevano un appuntamento nella villetta di Giardinello con Franco Luppino, uomo di Matteo Messina Denaro, che stava arrivando in macchina in compagnia di Gallina.
Il pentito Andrea Bonaccorso ha raccontato, nel maggio 2017, di avere saputo che quel giorno a bordo della Panda c’era addirittura Messina Denaro.
Andrea Adamo, arrestato assieme ai Lo Piccolo, disse a Bonaccorso che doveva esserci un incontro con “un trapanese” senza specificarne l’identità e che bisognava “tenere gli occhi aperti”. Quando si accorsero che sul cielo di Giardinello c’era un elicottero decisero di fare marcia indietro. A raccontarlo sarebbe stato proprio Gallina che non conosceva, neanche lui, l’identità del trapanese, ma sapeva che nel corso dell’incontro si doveva discutere dei rapporti fra i Lo Piccolo e Messina Denaro.
La Panda verde fu intercettata da altri investigatori che seguivano Luppino. La agganciarono nella zona di Balestrate e la seguirono fino a Castelvetrano dove due uomini, così c’era scritto nei rapporti di allora, la parcheggiarono in un magazzino per poi allontanarsi a piedi. Furono anche prelevate delle impronte, ma non bastarono a stabilire con certezza chi fosse l’uomo assieme a Luppino.
Due uomini, non più tre. Un passeggero era sceso prima che iniziasse il pedinamento. C’era Messina Denaro a bordo dell’auto? Era andato a discutere con i Lo Piccolo una faccenda tanto delicata da richiedere un faccia a faccia? Un boss riservatissimo come il latitante trapanese davvero ha rischiato così tanto incontrando dei latitanti braccati come lui in un momento storico in cui era già trapelato il pentimento di Franco Franzese, uomo fidato dei Lo Piccolo?
Franzese era stato affiliato in quel rifugio a Giardinello ed era normale che sarebbe stato uno dei primi luoghi indicati ai poliziotti dal neo collaboratore di giustizia.
Tanti, troppi interrogativi. Ci sono due boss che potrebbe fornire le risposte: Luppino e Gallina. Gallina è da poco atterrato a Roma, su di lui pende l’accusa di tre omicidi. Rischia l’ergastolo. Non resta che sperare che scelga di collaborare con la giustizia. E allora sì che cadrebbe il mistero della Panda verde. Al di là della presenza di Messina Denaro, a cui in molti non credono, di sicuro a Giardinello un rappresentante della mafia trapanese doveva discutere di affari con i boss di San Lorenzo che non solo comandavano a Palermo e provincia, ma avevano stretto alleanze con i boss catanesi.
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04 Marzo 2021, 08:39