Arresti e brindisi del nuovo boss | E si scatenò l'ira dei carcerati - Live Sicilia

Arresti e brindisi del nuovo boss | E si scatenò l’ira dei carcerati

Le microspie svelano un retroscena sulla mafia di Pagliarelli. Nel 2011 un blitz dei carabinieri azzerò il vertice del clan e Vincenzo Giudice avrebbe festeggiato assieme ai suoi uomini più fidati. E in carcere si progettava la vendetta.

MAFIA DI PALERMO - IL RETROSCENA
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PALERMO – L’uomo forte era finito in carcere e il suo successore brindò. Finalmente il bastone del comando poteva passare nelle sue mani. Le mani di Vincenzo Giudice. Almeno così sembrerebbe emergere da alcune intercettazioni che ci consegnano la fotografia di un mandamento, quello di Pagliarelli, dove non corre buon sangue. Dove, alla faccia dell’onore (?), non si versano lacrime per i morti e i feriti, ma si esulta.

Il 12 luglio 2011 i carabinieri del Nucleo investigativo di Palermo arrestano boss e gregari del clan. Una quarantina di persone finiscono in cella. A cominciare dall’anziano capomafia Michele Armanno e da Giampiero Scozzari. Quest’ultimo non ha ancora 40 anni, ma il capomafia altrettanto giovane, Gianni Nicchi, lo ha piazzato a vigilare sul rione Villaggio Santa Rosalia, a pochi passi dall’Università degli studi di Palermo.

Il lavoro degli investigatori non si ferma al blitz. All’indomani della retata le cimici sono già accese. Una è piazzata nella sala colloqui del carcere dove è rinchiuso Scozzari. E registra i suoi mal di pancia. Una persona è andata lì per raccontargli la reazione al suo arresto. C’è chi ha esultato e un parente del detenuto ha assistito alla scena all’interno del bar dell’ospedale Civico di cui Giudice era, secondo l’accusa, il gestore occulto: “… dice che hanno fatto il brindisi…”. Scozzari chiede stizzito: “Dove l’hanno fatto il brindisi?…là?”. Poi, lascia intendere di volersi fare scivolare addosso la faccenda: “Mii… sono contento… queste fesserie sono…”.

Sta evidentemente fingendo. Pochi secondi dopo smette di recitare e monta la rabbia: “…i brindisi li fanno i deboli, i deboli e gli sbirrazzi, quelli che sono infami dentro… questi li fanno i brindisi. Quelli che mettono i teatrini sulle persone oneste, questi li fanno i brindisi… quando arrestano le persone e fanno i brindisi sono cose cornute, cose che sanno fare solo loro, cose che si portano di razza…”. Quando gli viene spiegato che c’è chi “ride pure, ora dice che sono…”, il detenuto sbotta: “… certo ora ha preso fiato… non dura per sempre… posso fare tre anni, 4 anni, 5 anni, otto anni ma devo uscire, devo uscire, non è che ci pare che è per tutta la vita. Brindano e poi brindiamo noialtri”.

Un mese dopo, siamo a fine agosto, Scozzari si trova a colloquio con la persona che ha assistito al brindisi. Qualcuno gli ha pure detto: “Com’è… ora non vi annacate piu’?, riferendosi all’arresto di Scozzari”. A pronunciare la frase sarebbe stato Andrea Calandra che, nel blitz Verbero di fine maggio, è stato arrestato assieme a Giudice di cui sarebbe il fidato braccio destro. È lo stesso Scozzari a fare il suo nome: “Andrea?… Chi Andrea?… Calandra?… digli… tu sei il primo carabiniere… ed appena esce te la mette nel culo… così gli devi dire… gli dici a te e a quell’altro carabiniere che ha brindato con te … perché siete i primi due spioni di Palermo… questo mi ha detto e questo ti dico… lui dice aspetta che passano questi dieci anni per tutti e due… diglielo tu al Calandra… te lo chiami in disparte e gli dici… c’è un saluto per te… gli dici … ambasciatore non porta pena”.

I propositi sono davvero bellicosi, visto che le videocamere piazzate in carcere registrano pure la frase “appena esci a tutte due” e il gesto di chi mima un’esplosione. Quattro anni dopo a Giudice e Calandra è toccata al stessa sorte di Scozzari. Sono tutti in carcere.


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