24 Maggio 2017, 13:50
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GIARRE. Svolta nelle indagini sul brutale omicidio di Dario Chiappone, il 27enne giarrese ucciso lo scorso 31 ottobre in via Salvemini a Riposto con ben 17 coltellate, l’ultima delle quali alla giugulare. Sette mesi dopo l’assassinio, il sostituto procuratore di Catania Santo Distefano, titolare delle indagini, ha iscritto nel registro degli indagati per omicidio premeditato due pregiudicati, ritenuti dagli inquirenti vicini agli ambienti della criminalità organizzata, il giarrese Tuccio Agatino e il ripostese Salvatore Di Mauro, quest’ultimo resosi irreperibile da circa una settimana. Proprio sull’automobile di proprietà di Di Mauro, una Fiesta Station Wagon di colore scuro, sottoposta a sequestro, sono stati compiuti venerdì scorso una serie di atti irripetibili all’interno della Caserma dei carabinieri di Riposto. Presente uno degli indagati, Tuccio Agatino, assistito dal proprio legale Enzo Iofrida, e l’avvocato Cristoforo Alessi, difensore di Salvatore Di Mauro. Gli uomini della Sezione Investigazioni Scientifiche di Catania hanno esaminato accuratamente la vettura, in cerca di tracce di sangue riconducibili alla vittima. E del sangue umano sarebbe stato rinvenuto in due zone dell’auto, in corrispondenza delle pedane piedi anteriore e posteriore, entrambi lato passeggero. Sangue che potrebbe essere stato calpestato sulla scena del crimine e trasportato nella macchina usata per fuggire. Campioni che sono in corso di comparazione con il sangue della vittima e che potrebbero diventare una prova schiacciante. Mancherebbe all’appello il terzo complice. Ma gli investigatori sarebbero già sulle sue tracce. Due infatti quelli che sarebbero entrati in azione con il volto nascosto da passamontagna, mentre un terzo li attendeva in auto.
A dare una prima svolta alle indagini sarebbero stati i risultati della scientifica. Ed in particolare un’impronta rilevata sulla scena del crimine. Poi l’individuazione della vettura, grazie ad alcune telecamere della zona. L’atroce delitto sembrerebbe a questo punto maturato negli ambienti della criminalità organizzata. Il movente potrebbe essere legato allo spaccio di stupefacenti e ai debiti contratti per l’acquisto. Ma è ancora presto per fare ipotesi.
L’OMICIDIO. E’ il 31 ottobre del 2016 quando, poco dopo le 20, due uomini con il passamontagna raggiungono la via Salvemini a Riposto, una strada isolata e senza uscita, dove si trova il 27enne Dario Chiappone. Il giovane è in auto, in compagnia di una donna. Uno dei due uomini sferra ben 17 fendenti con una lama non troppo profonda. Coltellate che raggiungono la vittima al torace e all’addome con una sequenza impressionante. L’ultimo, quello mortale, gli recide la giugulare. Una ferita che non gli dà scampo. Morirà pochi istanti dopo dissanguato. I due fuggono via raggiungendo un terzo complice a bordo di una vettura. E’ la 41enne che si trova in sua compagnia a lanciare, sotto shock, l’allarme. Pochi minuti dopo sul posto giungono pattuglie dei carabinieri della Compagnia di Giarre e i sanitari del 118. A seguire da vicino le indagini il comandante provinciale dei carabinieri, il colonnello Francesco Gargaro. Sul posto anche i carabinieri della Compagnia di Acireale, dove uno dei fratelli della vittima svolge servizio. La scena che si presenta agli occhi dei soccorritori è raccapricciante. A colpire la brutalità di quella che appare una vera e propria esecuzione. I carabinieri della Sezione Investigazioni Scientifiche compiono i rilievi. Alcune impronte vengono rilevate sulla scena del crimine. Sarà una di quelle a dare l’impulso decisivo all’attività investigativa, condotta in modo serrato e nel massimo riserbo dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Catania e dai carabinieri dell’Aliquota Operativa della Compagnia di Giarre. Nel corso delle settimane viene più volte risentita la testimone oculare, in cerca di dettagli che possano condurre agli assassini. La pista privilegiata nelle prime settimane è quella passionale. Oltre duecento le persone sentite, tra amici, parenti e conoscenti della vittima. Emerge lo stato di preoccupazione del 27enne che si sentiva braccato. Vengono compiuti numerosissimi prelievi di Dna per compararli con le tracce repertate sulla scena del crimine. Nulla viene lasciato al caso. Gli esiti della scientifica consentono l’attesa svolta.
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24 Maggio 2017, 13:50