Il bullismo a scuola ai tempi della Dad - Live Sicilia

Il bullismo a scuola ai tempi della Dad

L'esito di uno studio attraverso un questionario sottoposto a migliaia di studenti.

Minacciare e offendere chi viene riconosciuto dal ‘branco’ ‘soggetto debole’. Tutto ciò si può racchiudere in un parola che a oggi, purtroppo si sente pronunciare spesso: “Bullismo”. Se poi, a questo fenomeno sociale si aggiunge l’utilizzo della tecnologia, allora, si può parlare di ‘cyberbullismo’.
Ed è proprio per contrastare questi due fenomeni che, prima del lockdown di marzo dello scorso anno, ad oltre duemila studenti delle scuole secondarie di primo grado della città è stato proposto il questionario «Abitudini e stili di vita dei ragazzi e delle ragazze di Palermo».

L’iniziativa (e anche lo studio più recente) è stata commissionata dal garante dell’infanzia e dell’adolescenza Pasquale D’Andrea.

Il 55% del campione delle persone intervistate è composto da ragazze e il restante 45% da ragazzi.

Dallo studio è emerso che l’1% dei giovani non sa cosa siano i due fenomeni. L’1,6% pensa che sia una bravata. Tra le risposte fornite, purtroppo, si legge anche. «È una cosa bella», «possono essere dovuti da comportamenti idioti della ‘vittima’», «sono cose giuste perché deve vigere la legge del più forte».

 Il 2,9% condanna entrambi i fenomeni. Il 94,5% sostiene che siano una forma di violenza e/o un reato. Il  48% sostiene che siano sia un reato, sia una forma di violenza, l’8%, invece, che siano solo un reato. Il 44% che siano solo una forma di violenza.

La frequenza dell’uso di internet

Inoltre allo stesso campione è stato chiesto «Con che frequenza usi Internet?» e le risposte sono state: «Mai» per lo 0,3%, «meno di una volta al mese» per lo 0,5%, «qualche volta al mese» per lo 0,8%, «qualche volta a settimana» per il 9% e «tutti i giorni» per l’89,4% .
Di questi, oltre il 43% si collega esclusivamente dallo smartphone, seguito da tablet e/o dal computer.

Negli ultimi 3 mesi l’84% ha dichiarato di aver usato («Sempre»/«Spesso») Internet per utilizzare social, ad esempio: Facebook, Twitter, Instagram o WhatsApp, e il 9,3% ha espressamente dichiarato di avere tra gli 11 e i 12 anni, età in cui è proibito avere un account social (come sottolinea il Decreto legislativo n.101 del  10 agosto 2018).

Da chi farsi consigliare?

A questo stesso campione inoltre è stato chiesto «Quando devi prendere una decisione in merito ai quali persone frequentare a chi dai più ascolto?». Le risposte sono state: «Da solo» per il 37,5%, «Genitori/famiglia» per il 24,5% e «Amici e compagni» per il 7,6%.
Il resto ha risposto, affermando «Professori» e solo una piccolissima percentuale si affida ai social.

Quanto si utilizza internet?

I ragazzi e le ragazze che hanno affermato di utilizzare «Sempre»/«Spesso» i social generalmente passano al giorno con i videogiochi (pc, tablet, smartphone,…): «Più di tre ore» per il 26,6%, «meno di un’ora» per il 38,9% e «da una a tre ore» 34,5%.
Alla domanda «Quando usi Internet, con quale frequenza gli adulti con cui vivi (ad esempio i tuoi genitori, i nonni ecc.) ti dicono ciò che puoi fare e ciò che non puoi fare?» hanno risposto: «Mai» il 15%, «qualche volta» il 36,7%, «sempre» il 19% e «spesso» il 29,3%.

L’uso dei social network

Dallo stesso campione sono state inoltre analizzate attentamente alcune abitudini.
Entrando nel dettaglio di quanti si collegano tutti i giorni, cioè oltre l’89,6%, vediamo che negli ultimi 3 mesi, hanno usato Internet per collegarsi ai social network (Facebook, Twitter, Instagram, WhatsApp…). Il 94% del campione in questione che inoltre dichiara di collegarsi «Sempre»/«Spesso».
Di questi oltre il 9% ha espressamente dichiarato di aver tra gli 11 e i 12 anni, di cui il 55% femmine e il restante maschi.  Il 50% ha dichiarato che negli ultimi 3 mesi ha usato Internet per condividere foto, musica, video tramite i social network e il 26% inoltre afferma di aver utilizzato internet per produrre foto, video, musica e condividerli tramite i social network.

Cyberbullismo e didattica a distanza

Anche se i dati a disposizione non sono moltissimi, si può affermare con certezza che questi fenomeni hanno preso il sopravvento con l’inizio della pandemia da Covid-19 (che ha coinvolto l’Italia sin dai primi mesi del 2020) e il consequenziale avvio della Dad, ovvero la didattica a distanza. Durante le lezioni svolte da remoto, infatti, gli alunni possono registrare docenti e coetanei e di conseguenza minacciare i propri compagni attraverso messaggi in chat di gruppo o diffondere in rete video o immagini che potrebbero offendere o mortificare la persona interessata.


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