05 Agosto 2014, 06:10
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BELPASSO. Il calvario del signor Alfonso ha avuto inizio circa due anni fa, quando colpito improvvisamente da un aneurisma addominale viene operato d’urgenza a Catania. A seguito dell’operazione entra in coma, ma sopraggiungono ulteriori complicazioni e i medici del Ferrarotto per salvargli la vita sono stati costretti ad amputargli la gamba destra. Da quel momento si risveglia, si riprende lentamente e inizia la sua nuova vita con una protesi che avrebbe dovuto permettergli di tornare a camminare di nuovo. Ma così non è stato: “ Non mi sono mai adattato a quella protesi – racconta a LiveSiciliaCatania – non è stata fatta bene, e nonostante la breve riabilitazione non appena provavo e mettermi in piedi per compiere qualche piccolo passo cadevo in terra”. Il signor Alfonso Speciale ha più di settant’anni, vive da solo in zone di campagna nel belpassese e da due anni è bloccato in una carrozzina.
La sua unica speranza adesso sarebbe quella di andare a curarsi al Centro di eccellenza Protesi Inail di Vigorso di Budrio (BO), ma da mesi sballottato da un ufficio all’altro non riesce ad ottenere l’autorizzazione necessaria dall’ASP di Catania. “ Mi hanno già fatto fare – continua – un sacco di viaggi in uffici, tra Belpasso, Paternò e Catania e ognuno mi dice una cosa diversa. Non so più a chi dare retta e a quali Santi rivolgermi. Continuano a dirmi che il centro non risulta più accreditato dal servizio sanitario della regione Sicilia, altri mi dicono che basta l’autorizzazione del medico di base”.
Il governo Crocetta, infatti, ha tirato la cinghia e la mannaia della spending review , com’è noto, non ha purtroppo risparmiato alcuni tra i diritti dei cittadini in materia di sanità. In parole povere, la Regione non può coprire le spese al di fuori della Sicilia per il ricovero necessario di almeno trenta giorni del signor Speciale. Fino adesso, l’Asp avrebbe autorizzato unicamente le richieste inoltrate dal Centro di Budrio per la nuova protesi e per le scarpe ortopediche, ma queste due prestazioni sanitarie non sarebbero eseguibili senza l’autorizzazione al ricovero per il periodo indispensabile di riabilitazione. O meglio, non gli rimarebbe altro che dover pagare a sue spese, ma la cifra richiesta non rientrerebbe nelle possibilità del signor Alfonso.
“Io non ho – afferma Speciale – questi 93 euro al giorno, ma non per questo voglio rinunciare a camminare. La Regione spera che io mi arrenda ma non è così. A Budrio (dove si è già sottoposto ad un prima visita) mi hanno detto di appellarmi all’articolo 26. Però qui mi dicono che fino al 2012 il centro in provincia di Bologna era convenzionato, ma adesso non lo sarebbe più per il reparto riabilitazione”.
L’ex-articolo 26 della legge n. 883/78 prevedeva, infatti, che le prestazioni sanitarie finalizzate al recupero funzionale e sociali di soggetti affetti da minoranze fisiche, dipendenti da qualsiasi causa, vengano erogate anche in strutture presenti in altre regioni mediante convenzioni, quando l’azienda provinciale sanitaria di appartenenza non sia in grado di garantire il servizio necessario. Ma la nuova direttiva, disposta e contenuta nella circolare datata maggio 2014, pubblicata in Gazzetta Ufficiale, e sottoscritta dall’assessore regionale alla Sanità, Lucia Borsellino, sospende di fatto i provvedimenti di accreditamento istituzionale delle strutture collocate al di fuori della regione Sicilia. “ Se non fosse stato possibile – prosegue – a Budrio non mi avrebbero dato una richiesta da far autorizzare. Nessuno sa dirmi qual è la strada da seguire”.
A denunciare il suo caso e a segnalarlo alla nostra redazione è una cara amica romagnola, Liliana Mandrioli. “ L’ho conosciuto molti anni fa, – spiega Mandrioli – perché il fratello abita qui a Bologna e quindi dopo gli ho consigliato il centro di Budrio. Io personalmente in questi giorni ho contatto l’URP di Catania per chiedere loro aiuto e avere qualche indicazione, e ci hanno detto che basta la richiesta del medico di base. Ma sicuramente non andrà bene, perché occorre l’autorizzazione dell’USL. Il signor Alfonso ha già fatto un sacco di viaggi tra un ufficio e l’altro con tutti i disagi legati alla sua disabilità e al fatto che sia solo. E credo – conclude Mandrioli – che non ne siamo ancora davvero fuori da questa storia”.
II 6 agosto (domani) il signor Alfonso tornerà a Bologna per un ultimo tentativo con la richiesta del medico di base, ma senza l’autorizzazione dell’Asp. “ Già a Budrio – dice ancora Alfonso – in una prima visita mi avevano detto – che la protesi che mi hanno dato qui a Catania non era stata fatta correttamente e non andava bene. Io voglio tornare a camminare e continuo a rivendicare uno tra i diritti più esigibili per un cittadino, quello della salute”.
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05 Agosto 2014, 06:10