01 Marzo 2011, 12:39
1 min di lettura
C’era il titolare di una rivendita di pesce all’ingrosso, Giuseppe Lo Coco, detto ”giò giò”, già pregiudicato per spaccio, a capo dell’organizzazione per lo spaccio di droga sgominata dalla polizia con l’operazione che questa mattina ha portato all’arresto di dodici persone. Per indicare i quantitativi di droga nelle conversazioni intercettate dagli investigatori si parlava di ”cassette di pesce”.
Lo Coco faceva il doppio gioco cercando di raggirare gli investigatori: chiamava le forze dell’ordine fingendosi confidente e indicando gli spostamenti di alcune partite di droga. Questo serviva a far passare dalla Colombia, attraverso la Spagna, quantitativi ben più sostanziosi di stupefacente mente gli investigatori erano impegnati su piccole quantità. In Sicilia arrivavano una decina di chili di cocaina al mese per un giro d’affari da trentamila euro al giorno. ”Le intercettazioni, soprattutto quelle telefoniche – ha spiegato il procuratore aggiunto di Palermo, Maria Teresa Principato – sono state fondamentali per portare a termine questa operazione”.
Oltre a Paolo Liga, nipote di Giuseppe Scaduto capo della famiglia di Bagheria, altri due degli arrestati, Giuseppe Torregrossa e Daniele Lauria, avrebbero contatti con la famiglia mafiosa di Palermo centro ”anche se – puntualizza Principato – non si può dire che Cosa nostra finanziasse il traffico”. Cosa nostra però entrava in queste operazioni in altri modi. Per esempio, Liga utilizza la sua parentela mafiosa per non essere estromesso dall’organizzazione.
Pubblicato il
01 Marzo 2011, 12:39