11 Ottobre 2016, 13:34
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PALERMO – Era una banda ben organizzata, in cui ognuno dei sei arrestati aveva un ruolo prestabilito per dare una “nuova vita” alle auto. L’operazione della polizia stradale di Palermo “New Life” ha smantellato l’organizzazione al quale vertice ci sarebbe stato Giuseppe Megna, 31 anni, l’unico finito in carcere. Considerato promotore, organizzatore e capo dell’associazione, avrebbe dettato tempi, distribuendo ruoli e utilizzando come base operativa l’autosalone della madre, il “Car Import” di viale Regione Siciliana, nei pressi dello svincolo Bonagia.
La donna, la 49enne Rita Di Piazza, è stata sottoposta ai domiciliari. In base a quanto ricostruito dagli investigatori avrebbe mantenuto ben saldi i rapporti con terze persone a cui venivano intestate le auto. Nella sua attività commerciale e tramite alcuni siti internet avrebbe venduto i mezzi “assemblati” dall’organizzazione, della quale facevano parte anche un meccanico ed un carrozziere. Sarebbero stati proprio loro, in una officina di via Cirrincione a Brancaccio, a mettere in sesto le macchine da rivendere. Si tratta di Salvatore Messina, 55 anni, ed Orazio Fiorentino, di 38 anni.
Quest’ultimo si sarebbe occupato del montaggio e dello smontaggio dei veicoli, sia dal punto di vista elettrico che meccanico, mentre Messina avrebbe avuto il compito di riciclare le auto ottenute illecitamente con i pezzi della stessa marca delle auto incidentate. Megna avrebbe anche avuto un braccio destro, ovvero Giuseppe Taormina, 29 anni: sarebbe stato lui ad individuare i veicoli da cui prelevare i dati e, allo stesso tempo, avrebbe anche trovato, ogni volta, i documenti “puliti” per i nuovi intestatari dei mezzi, a loro volta individuati da Giuseppe Castelli, 62 anni. Su di lui l’associazione poteva contare per reclutare soggetti da coinvolgere nelle truffe alle società assicuratrici, simulando incidenti stradali.
L’operazione è partita nel 2013, in seguito ad alcuni accertamenti di natura amministrativa nell’autosalone di Di Piazza: “Nel corso dei controlli abbiamo avuto dubbi sull’origine di un’auto. Le nostre verifiche incrociate hanno confermato che i dati sul mezzo messo in vendita non combaciavano ed è quindi partita l’indagine”, spiega il comandante Lorenzo Ragona. “In questi tre anni – prosegue – sono poi venuti fuori tutti i ruoli di coloro che facevano parte dell’organizzazione ed un sottobosco di persone coinvolte nelle truffe che nell’intestazione dei mezzi”.
Era una Citroen C3 Picasso quella individuata dalla polizia tra le auto esposte. Aveva il telaio contraffatto: era stato saldato il numero di un’auto incidentata su un mezzo rubato e la macchina risultava intestata ad una donna già proprietarie già di diverse auto. Quest’ultima è tra i tredici denunciati a piede libero dell’operazione.
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11 Ottobre 2016, 13:34