Il caso Fiumefreddo

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14 Aprile 2014, 14:49

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PALERMO – È diventato, in brevissimo tempo, l’assessore “della discordia”. Antonello Cracolici stamattina con un tweet secco ma chiaro ha rilanciato: “I calunniatori di sudpress iniziano la campagna. Grazie a Crocetta e al cerchio magico. Si revochi Fiumefreddo e si metta fine al caos”. Anche il presidente della prima commissione all’Ars, adesso, chiede la testa del neo assessore ai Beni culturali. Un’uscita che segue a un’altra. Quella del segretario regionale del partito, Fausto Raciti. Per giorni, del resto, si era raccontato come i “problemi” alla base della partita del rimpasto tra Crocetta e buona parte del suo partito, fossero sostanzialmente due. Da un lato, la richiesta di azzeramento della delegazione democratica. Dall’altro, la “rimozione forzata” di un assessore appena incaricato: Antonio Fiumefreddo, appunto.

Quello dell’avvocato catanese, insomma, è già un caso. I toni usati da Raciti, infatti, erano stati molto chiari: “ La presenza di Antonio Fiumefreddo è un elemento che ci preoccupa molto. Mi sembra – aggiungeva Raciti – che l’intervista di Nicolò Marino a LiveSicilia offra sotto questo profilo un quadro particolarmente preoccupante. Penso che i governi lavorino meglio nella chiarezza. È bene definire i ruoli che ciascuno ha da assessore e professionista, gli interessi che rappresenta, la linea politica che esprime. I governi democratici non possono coesistere con troppi elementi di ambiguità”.

E ovviamente, in difesa di Fiumefreddo ecco scendere in campo gli uomini di Totò Cardinale: “Non si comprende a che titolo – hanno dichiarato i deputati regionali dei Drs – Raciti si esprima su una designazione esterna al suo partito e che ha  visto unanime il nostro gruppo parlamentare. Pare per la verità che il  segretario del Pd pontifichi, anche con gravi cadute di stile, al solo fine di determinare provocazioni e problemi all’azione di rinnovamento del  presidente Crocetta”.

E le critiche sono piovute anche dal deputato regionale Concetta Raia: “Fiumefreddo lo conosco a stento – dice- ma so che non è stato brillante quando era sovrintendente del Bellini”. Ma in questo caso, stando alle testate che “simpatizzano” col neo-assessore, si tratta ovviamente degli attacchi dell’area che fa capo al “discusso” – il sito Sudpress usa ovviamente toni più forti – politico ennese Mirello Crisafulli.

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Una ricostruzione che però non è sufficiente a spiegare gli attacchi giunti da altre direzioni. Nemmeno ai deputati del Movimento cinque stelle, ad esempio, sembra piacere granché l’ingresso in giunta di Fiumefreddo, “i cui danni al Bellini di Catania – si legge in una nota dei grillini – sono ancora visibili e che gli hanno fruttato la querela di ben 5 sigle sindacali”. Al neo assessore – scrive sempre il Movimento cinque stelle – i sindacati contestano l’attribuzione di incarichi ed assunzioni a contratto per prestazioni professionali non previste, costose consulenze, danni patrimoniali e non, abuso d’ufficio e tante altre cose. “Se – affermano i deputati – solo la metà delle cose segnalate fossero vere per la Cultura in Sicilia si aspettano pagine non certo da consegnare alla storia”.

Una storia, a dire il vero, quella delle “spese folli” del Bellini che era stata denunciata proprio da… Rosario Crocetta. In occasione dell’insediamento del commissario Di Liberto, appena sette mesi fa, infatti, il governatore puntava l’indice contro gli acquisti in gioielleria, zuppiere, vassoi in ceramica, orecchini di corallo e perle insieme a gemelli e collane che sarebbero alcuni tra i preziosi acquistati dall’ente lirico catanese e finiti nel mirino del governatore. Il primo inquilino di Palazzo d’Orleans, quel 2 settembre del 2013, ha quindi posto una serie di interrogativi “Sono stati fatti dei regali? A chi? Vogliamo saperlo?”. Una polemica che innescò una replica anche un po’ piccata da parte di quello che sarebbe divenuto poi un assessore di Crocetta: “Mi sarei atteso – ha scritto Fiumefreddo in una lettera pubblicata integralmente da Livesicilia il giorno dopo le dichiarazioni di Crocetta – maggiore prudenza da un uomo accorto come il Governatore. Mi piacerebbe anche suggerire a Crocetta di seguire il mio esempio e quindi di assumere sul suo conto corrente le spese relative ai doni che la Regione giustamente offre agli ospiti, ma non mi risulta che lo faccia”.

Nell’ultimo anno e mezzo, nel frattempo, Fiumefreddo inizia a essere destinatario di alcuni incarichi, dopo essere stato uno dei commissari più vicini a Raffaele Lombardo, che difese strenuamente, in qualità di avvocato, in una trasmissione di La7, ma col quale, ha spiegato lui steso qualche giorno fa, ha rotto e non parla da anni. Al neo assessore è arrivato l’incarico di liquidatore della Ast Servizi, quello di liquidatore dell’ex consorzio Asi di Catania e quello di componente dell’organo di vigilanza della Sac, società che gestisce l’aeroporto di Catania. Mentre l’Irsap guidato da Alfonso Cicero attribuiva all’avvocato qualche incarico legale. Così, i toni si distendono. Anche e soprattutto sulle colonne di quel giornale che oggi Cracolici addita come lo “strumento” delle calunnie azionate dal “cerchio magico” di Crocetta. Un giornale, Sud press, nei confronti del quale Fiumefreddo ha più volte precisato di non avere alcuna influenza. Alcuna ingerenza. Fino a oggi, almeno. Quando il sito www.l’urlo.info ha pubblicato le registrazioni di alcune telefonate tra lo stesso Fiumefreddo e un ex collaboratore del giornale, Vincenzo Barbagallo. Conversazioni che invece mettono in luce il ruolo centrale di Fiumefreddo nella scelta della linea della testata: “Voglio sapere cosa pubblicate domani”, “Abbassiamo un po’ i toni”. Fino alla difesa di qualche “amico fraterno” e addirittura all’intervento pratico sulle pagine del giornale: “L’ho aggiornato io”. Da quel giornale, secondo Cracolici sarebbero partite le prime “calunnie”. Mentre il sito difende la portata “rivoluzionaria” dell’uomo che fu vicino a Lombardo e che fu attaccato da Crocetta. E che oggi sta al fianco di Crocetta per far dimenticare Lombardo.

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