05 Maggio 2016, 20:06
2 min di lettura
PARTINICO (PALERMO) – C’è chi è deluso e amareggiato, chi invece prova quasi un senso di liberazione e chi tratteggia Pino Maniaci come “un intoccabile, potentissimo, capace di imbastire una campagna di fango mediatica basata sul nulla contro chiunque non fosse stato dalla sua parte”. A Partinico, paese di 40 mila anime ai confini di Palermo, lo definiscono così il direttore di Telejato, il giorno dopo la divulgazione di immagini e intercettazioni nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Palermo. Maniaci, giornalista pubblicista, è indagato per estorsione e da ieri non può mettere piede nelle province di Palermo e Trapani. La gente preferisce commentare sotto voce, stando attenta a microfoni e telecamere. “E’ caduto un mito, c’è amarezza e delusione”, dice un militare dell’Arma. Nella palazzina di tre piani dove si trova la sede della storica emittente televisiva, che ha iniziato a trasmettere nei primi anni’90 ed è diventata famosa per le inchieste sulla distilleria Bertolino, non risponde nessuno. Eppure l’edizione delle 14 è andata in onda. Chiusi fuori nel balcone al primo piano ci sono due cani e uno striscione con la scritta Telejato. Tutt’intorno il silenzio è rotto dal passaggio di qualche auto. Nel piazzale sul retro c’è un negozio di materiali elettrici: Vincenzo, 24 anni lavora lì. “Per quasi un anno, dal 2010 al 2011 saltuariamente – racconta – ho lavorato da volontario per Telejato, facevo il reporter, ho condotto il Tg e lavorato anche con Pif. Con lui ho fatto delle interviste a Partinico sulla situazione politico-economica del paese”. E racconta: “Ho conosciuto Maniaci da studente, nell’istituto tecnico che frequentavo a Partinico ha partecipato a progetti sul giornalino della scuola e sul territorio”. “A me tutta questa vicenda – prosegue – sembra un’operazione creata per distruggerlo. L’ho conosciuto di persona, ci ho lavorato. Mai nessuno s’è interessato a Telejato come adesso, mi sono avvicinato alla Tv per curiosità, per approfondire i problemi della città”. La gente mormora e allarga le braccia, avendo cura che il nome non compaia in articoli o servizi televisivi perché “Partinico è piccola”, ripetono. “Maniaci ha distrutto l’immagine di questo Paese – sostiene il titolare di un bar – per carità la mafia fa schifo. Ma quel telegiornale era inguardabile, i fatti raccontati in modo inguardabile”. “Non mi stupisce conoscendo il personaggio”, aggiunge riferendosi ai servizi andati in onda. E poi con un’espressione dialettale che è poi una metafora, chiosa: “Cu nasce tunnu un po’ morere pisce spata (chi nasce tonno non può morire pesce spada)”.
Pubblicato il
05 Maggio 2016, 20:06