01 Marzo 2010, 18:10
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Dopo le polemiche tutte siciliane, arriva oggi la scure del Consiglio dei ministri sui dirigenti esterni nominati dal governo Lombardo. Il governo nazionale, infatti, su proposta del Ministro per i Rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto, ha disposto l’impugnativa, con conflitto di attribuzione davanti alla Corte costituzionale, delle nomine di nove esterni scelti come direttori generali della Regione. Le delibere della giunta del 20 dicembre scorso che hanno disposto l’assunzione di personale ‘esterno’ nel limite del 30%, in contrasto con il limite del 10% imposto da un decreto legislativo del 2001, sono state ritenute dal governo in contrasto con gli articoli 3 e 97 della Costituzione.
Finisce davanti alla Consulta, dunque, la controversa scelta da parte del governo Lombardo di imbarcare ben nove esterni nello squadrone dei nuovi vertici della burocrazia regionale. Le nomine erano state in un primo momento congelate proprio perchè si temeva che andassero contro i limiti ribaditi anche di recente dal ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta. Poi, era arrivato il via libera, dopo la pronuncia di una commissione di esperti nominata ad hoc dalla Regione. Commissione nella quale, in ossequio alla tradizione dei siculi pirandellismi, era stato inserito anche uno dei dirigenti esterni sui quali bisognava pronunciarsi, ovvero l’ex magistrato contabile Romeo Palma.
I nove dirigenti genetrali in questione sono Rossana Interlandi (energia), Romeo Palma (ufficio legale), Rino Lo Nigro (agenzia per l’impiego), Patrizia Monterosso (formazione e istruzione), Nicola Vernuccio (energia e attività produttive), Maurizio Guizzardi (sanità), Gian Maria Sparma (pesca), Mario Zappia (osservatorio epidemiologico) e Salvatore Barbagallo (agricoltura).
Secondo il presidente della Regione Raffaele Lombardo “se le notizie trovassero riscontro saremmo di fronte ad un accadimento che, oltre a non avere precedenti noti, lascia attoniti per la sua palese estraneità al sistema istituzionale”. Lombardo, che ricorda come l’intervento del Cdm fosse stato caldeggiato dai vertici locali del Pdl, osserva che” secondo quanto prevede l’art. 14 dello Statuto la Regione siciliana ha potestà legislativa esclusiva in materia di ordinamento degli uffici regionali e del suo personale. Nessuna competenza ha, in materia, lo Stato, le cui leggi trovano applicazione solo se la Regione non abbia altrimenti disposto”
Il Consiglio dei ministri di oggi ha inoltre deliberato la rinuncia all’impugnativa, proposta con conflitto di attribuzione davanti alla Corte costituzionale lo scorso 9 ottobre 2009, contro il decreto del dirigente generale del Dipartimento regionale trasporti e comunicazioni della Regione siciliana del 10 agosto 2009 che disponeva la proroga per un quinquennio della data di scadenza dei contratti di servizio in corso con le imprese del trasporto pubblico locale, in contrasto con le competenze statali in materia di tutela della concorrenza. La rinuncia al giudizio da parte del governo è stata imposta dal mutamento del quadro normativo che riguarda le regioni a statuto speciale.
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01 Marzo 2010, 18:10