02 Agosto 2019, 19:55
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Sono bastate 24 ore a Forza Italia per passare dall’entusiasmo allo smarrimento. Se l’uscita di Silvio Berlusconi sulla costituenda “Altra Italia”, federazione di partiti di centro, era stata salutata con gaudio da Gianfranco Micciché e dai suoi e anche da chi con Micciché non va troppo d’accordo, ossia Saverio Romano, la mossa dell’ex Cavaliere di nominare un nuovo vertice collettivo del partito deponendo il tandem Giovanni Toti-Mara Carfagna ha lasciato abbastanza spiazzati. Toti, governatore della Liguria, ha già dato l’addio a Forza Italia, in un amen. E di questo i siciliani forzisti non si crucciano più di tanto. Ma c’è rimasta male anche Carfagna, ennesimo delfino spiaggiato, malissimo anzi. E proprio su di lei i forzisti siciliani avevano puntato le loro fiches per il futuro del movimento. Il numero uno dei berlusconiani siciliani a quel punto ha scritto una nota che manifesta un certo malessere: “Non mi piace la proposta del tavolo delle regole”.
E’ netto Gianfranco Miccichè, coordinatore regionale di Forza Italia che suggerisce invece :“Con l’uscita di Toti, i cinque dell’appena nominato direttorio fossero invece i componenti di un nuovo tavolo delle regole. Ma si ripristini il direttorio a due con la Carfagna e si sostituisca Toti con un’altra persona, ma che stavolta sia di fiducia del Presidente e di tutti noi. E’ necessario, – prosegue Miccichè – quanto prima, un nuovo consiglio di presidenza in cui si possa ragionare anche dell’importante proposta su ‘Altra Italia’. Peraltro vorrei – conclude Miccichè – che si smettesse di pensare a Forza Italia come forza del Nord, visto che in realtà è molto più forte al Sud: anche al tavolo delle regole mi piacerebbe leggere più nomi del Sud che del Nord”.
In Forza Italia si cerca di capire il da farsi in un clima di sgretolamento. Alla fine il pallino è come sempre in mano a Berlusconi. I pontieri sono all’opera per evitare l’uscita della Carfagna, il cui piglio decisionista avrebbe suscitato più di un mal di pancia nell’ultimo mese, i “nordisti” sono all’opera per tenere a bada la voglia di riscossa sudista. Mentre i cespugli centristi sopravvissuti, Udc e compagnia, sono pronti a inserirsi nel progetto “Altra Italia”.
Insomma, un certo caos negli ambienti forzisti è sotto la luce del sole. E bisognerà aspettare per capire se questi movimenti a destra troveranno una sponda a sinistra dove Matteo Renzi e i suoi più stretti seguaci manifestano sempre più insofferenza e sembrano sempre più propensi a traslocare dal Pd. Davide Faraone lo ha prospettato come scenario possibile, Luca Sammartino addirittura come auspicabile se non certo. Anche un altro neo-dem con vocazione centrista, Carlo Calenda, in questi giorni si è prodotto in una serie di uscite molto critiche verso esponenti del Pd, che sembrano puntare decisamente verso destra.
Dall’altra parte, l’uscita di Toti potrebbe far tornare d’attualità il progetto prospettato nei mesi scorsi dal governatore ligure e da Nello Msuumeci di dar vita a una nuova “gamba” del centrodestra ancoratissima all’alleanza con Matteo Salvini. Da allora a oggi Musumeci ha corretto un po’ il tiro proponendosi come alfiere di una riscossa sudista, della quale Toti difficilmente può immaginarsi come interprete. Non solo: le mosse di Berlusconi sembrano andare tutte in un’unica direzione, quella di confermare l’asse del vecchio centrodestra, ormai a trazione salviniana, presidiando una piccola area di centro in una coalizione dominata dai sovranisti. Lo spazio per altri soggetti, tanto più se da sinistra si sganceranno i centristi, sembra davvero poco.
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02 Agosto 2019, 19:55