11 Settembre 2014, 13:50
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CATANIA – Eppur si muove. Tra la destra e il centrodestra. Il soggetto è indubbiamente la politica. Quella etnea in particolare. A quanto pare, ci si sta svegliando dal “grande sonno”. Pronti, forse, per le prove generali. Dopo un silenzio di oltre 365 giorni, e un’opposizione finora a dir poco impalpabile (ad eccezione del sarcasmo sul nodo Gioeni), arrivano i primi segnali per la ristrutturazione di un’area che fino al 2012, almeno in Sicilia, era percepita come maggioritaria. Nel 2008, a contendersi la poltrona di primo cittadino a Catania ci furono, addirittura, due personalità dalla comprovata fede nazionale, Raffaele Stancanelli e Nello Musumeci.
Un orizzonte oggi in totale evaporazione, con il Pdl diviso in due tronconi, Ncd e Fi, e la classe dirigente locale in perenne attesa di segnali provenienti da Berlusconi, Meloni e, perché no, Matteo Salvini. Fuori dai sin troppi imbarazzi, si riparte dunque da una tavola rotonda. Nulla di più semplice. Un incontro informale fuori dalle sedi istituzionali, ma anche partitiche. Gli attori di quell’area politico-culturale all’opposizione di Renzi, Crocetta e Bianco, si danno appuntamento stasera al Cervantes, centro sociale occupato e su chiare posizioni identitarie. Un segnale pure questo. Quasi un ritorno del tutto immaginario a Itaca. La chiamata parte da Manlio Messina, capogruppo di Acd a Palazzo degli Elefanti. All’appello amministratori, intellettuali, imprenditori, ma anche sportivi.
Di certo è che per ora non c’è alcun progetto di partenza. E non poteva essere altrimenti. Lo stesso Messina non sa definire il percorso che prenderà il via stasera. “Sarà forse un laboratorio, un osservatorio, un tavolo di lavoro…”, riferisce a LiveSicilia. “Non sappiamo neanche come chiamarlo, ma sarà un qualcosa sicuramente utile a ragionare su Catania e rimettere il centrodestra nelle condizioni di essere competitivo. Uno strumento – aggiunge – indispensabile all’azione dei partiti e di chi è nelle istituzioni. Senza il contatto con chi è già presente sul territorio e nel mondo del lavoro, non ci può essere un vero progetto alternativo”.
Insomma, si fa sul serio. In gioco c’è anche il ruolo che l’opposizione dovrà, nei fatti, interpretare al Comune. Messina è pronto a inaugurare un cambio di passo rispetto alla pax istituzionale firmata con l’amministrazione Bianco e da alcuni accolta come una resa incondizionata ai nuovi equilibri cittadini. “Abbiamo ritenuto doveroso – spiega – concedere un anno di osservazione alla giunta. Si passa ora ad un fase di opposizione sicuramente più dura. Ma non mancherà di certo il nostro contributo in favore della città, soprattutto sul versante occupazionale. Su altri temi, invece, saremo inflessibili. Partendo dal Piano regolatore. È necessario un cambiamento radicale. Non si può parlare di varianti al centro storico, favorendo soltanto gli interessi di alcuni”.
Sul tavolo della discussione anche gli equilibri tutti da definire della futura area metropolitana catanese. Per l’intellighencija destrorsa si tratta più uno spauracchio che un’opportunità: il prolungamento amministrativo del sindaco di Catania. Massimiliano Giammusso, consigliere a Gravina e fondatore del Circolo Avanguardia, sigla ancorata al centrodestra, non ci dorme la notte: “La verità è che un Comune come quello di Catania è oggi al punto zero. Gli effetti di questo collasso si avvertono pesantemente anche nel nostro paese. È l’azione di Bianco, di Renzi e soprattutto di Crocetta, che va frenata”. Un motivo in più per riorganizzarsi? “Non è la prima volta – spiega Giammusso – che ci si siede a discutere. Pogliese e Catanoso, ma anche Musumeci e Stancanelli, hanno favorito momenti simili. Stavolta, c’è una richiesta giovane, che parte più dalla base che dall’altezza e che potrà avere un valore se servirà a mettere in agenda delle battaglie politiche condivise”.
Una road map che piace anche dal musumeciano Manfredi Zammataro: “L’opposizione in Consiglio comunale serve, ma non basta. Il centrodestra deve tornare sul territorio, con un rinnovamento anche anagrafico della classe dirigente. È prematuro parlare di volti o leadership, ma siamo all’anno zero. Solo facendo rete, creando dibattito e iniziative condivise, si aggancia la risalita”.
Risponde all’appello anche il Cervantes. E non solo perché ne ospiterà il dibattito. “Sia chiaro, non siamo di centrodestra – spiega Gaetano Fatuzzo, coordinatore del centro sociale – ma quando si parla del futuro della città ci sentiamo interpellati e non possiamo sottrarci al dialogo. E in questa fase delicata, chi fa movimentismo – aggiunge – può far da collante tra esperienze diverse”. C’è di fatto che anche la scelta della location dell’incontro di stasera fa da sfondo alla crisi strutturale di un’area politica e all’assenza di partiti di riferimento: “Fino a quando esistevano le sedi dell’Msi prima e di An poi, questo tipo di iniziative avrebbero avuto luogo lì dentro. Evidentemente, c’è un vuoto anche fisico di spazi. Restano tuttavia degli avamposti. Anche questo – sottolinea – è un fatto politico su cui riflettere”.
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11 Settembre 2014, 13:50