14 Marzo 2016, 05:02
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CATANIA- Una pista fatta di appalti nel settore dei rifiuti, svelata dal pentito eccellente Giuseppe Laudani, figlio del boss Gaetano, ammazzato nel 1992, svela i retroscena dell’assalto armato dei Laudani per la conquista del Calatino. Una pista che gli investigatori della Procura di Catania stanno seguendo a stretto braccio con i carabinieri, sulla base delle dichiarazioni del pentito dei Laudani contenute in verbali di cui il mensile “S” in edicola e acquistabile online è venuta in possesso.
Uomo chiave è Marco Grimaldi, bisogna conoscere lui prima di arrivare agli interessi del superlatitante. E’ un ex affiliato alla famiglia calatina di Cosa nostra che all’improvviso ha fondato un “gruppo” autonomo a Caltagirone, terra di confine tra Catania e Enna dove si incrociano, da sempre, equilibri importanti della mafia siciliana. Quando fonda il suo gruppo, Grimaldi chiede aiuto ai Laudani, si affilia e porta in dote un curriculum che contiene una sentenza definitiva di condanna per associazione mafiosa e armi del 2003 e precedenti per estorsione aggravata.
Marco Grimaldi faceva il pugile, tra un’intimidazione e un paio di colpi di pistola ci scappava spesso la rissa. E’ accaduto, per esempio, con i titolari di un’impresa di calcestruzzi di Caltagirone. “Con molte ditte invece -racconta Laudani- con quasi tutto Caltagirone, avevamo preso già degli accordi con tutti, i commercianti erano disposti a pagare tranquillamente, dice: <<Noi paghiamo tutti quanti a Gianfranco La Rocca, ai La Rocca e via dicendo, un attimo preciso, noi i soldi ve li diamo, però ce la fate una cortesia…vi mettete d’accordo, dice, prima fra di voi?>>. Questo era il discorso, perciò arrivati a un certo punto, su questo punto di vista, sempre parliamo del passato, dovevamo dare ragione ai commercianti”.
La tensione, a Caltagirone, è alle stelle. I La Rocca sentono il fiato sul collo dei Laudani, “Meluccio con Giuseppe Giliberto ci hanno sparato a un negozio di abbigliamento, di vestiti. A interessarsi per questo negozio è venuto Ciccio Napoli: <<Me la fate una cortesia riguardante questo negozio? Lo lasciate stare?>>, questo era il discorso”.
A quel punto “Mirko Pelleriti con Santuccio si sono presi di invidia, erano ragazzini allora, con Meluccio di Lineri, che era ospitato là, che cosa fanno, dice: <<Allora noi ce ne andiamo a bruciare camion dell’immondizia>>, di queste ditte di netturbini e via dicendo. E bruciano questi camion”.
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14 Marzo 2016, 05:02