25 Ottobre 2019, 15:02
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PALERMO – Ergastolo. La Corte di assise d’appello ha condannato al massimo della pena Giuseppe Pecoraro, il benzinaio che uccise dandogli fuoco Marcello Cimino, il clochard che dormiva sotto il porticato della “Missione dei poveri dei Cappuccini”, a Palermo. Era convinto che la vittima gli contendesse l’affetto di una donna con cui Pecoraro voleva avviare una relazione sentimentale. La scena terribile del delitto fu ripresa da una telecamera.
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Si vedeva Pecoraro arrivare con un secchio pieno di benzina, rovesciarlo sul corpo di Cimino mentre dormiva e infine appiccare le fiamme al giaciglio. I difensori hanno cercato di dimostrare l’infermità mentale dell’imputato.
Agli atti del fascicolo, fra primo e secondo grado di giudizio, c’erano quattro perizie. Quella di parte riteneva che il giorno del delitto Pecoraro fosse incapace di intendere e volere. Secondo il perito dell’accusa, invece, era ed è sano di mente. Allo stesso risultato arrivò il consulente nominato dal giudice per l’udienza preliminare. Il collegio di appello presieduto da Mario Fontana ha chiesto un nuovo parere ai periti. Anche loro hanno confermato che Pecoraro era nel pieno delle facoltà mentali quando commise l’omicidio.
Le figlie di Cimino si erano costituite parte civile con l’assistenza dell’avvocato Toni Palazzotto e hanno ottenuto una provvisionale per il risarcimento dei danni. Stessa cosa la moglie, assistita dall’avvocato Paolo Martorana
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25 Ottobre 2019, 15:02