11 Febbraio 2010, 10:55
2 min di lettura
Eccole, dunque, alcune pagine della Bibbia di Provenzano, con tutti i codici che sembrano richiamare il dibattito di questi giorni, sui misteri e gli insospettabili complici di Cosa nostra. Perché non provare a cimentarsi con quella sequenza di numeri e lettere? Questo non è un gioco, vorrebbe essere una sana provocazione: decifriamo il codice Provenzano, ognuno con le proprie competenze, la fantasia e l’intelligenza che non si arrende mai. Potrebbe diventare un piccolo segno d’impegno culturale e civile, per far sapere ai magistrati di Palermo: non siete soli. Perché di questi tempi, ce ne siamo accorti in molti, tira una brutta aria attorno a chi cerca la verità sulla storia più buia del nostro paese.
Mi è passato un pensiero per la testa: “Come fare arrivare il messaggio a quante più persone che la lotta alla mafia non può essere delegata soltanto a magistrati e investigatori? Come ribadire che la lotta alla mafia dovrebbe essere un impegno corale della società civile, non solo attraverso le manifestazioni di piazza, ma anche attraverso lo studio degli atti giudiziari, la presa di coscienza della complessità del fenomeno Cosa nostra e poi la richiesta forte di verità? Come ribadire che solo la voce di una società civile attenta e responsabile potrà riuscire, un giorno speriamo non lontano, a far aprire gli archivi di Stato che ancora nascondono troppi segreti sulle insospettabili complicità di Cosa nostra?
Per queste ragioni è nata una piccola e sana provocazione. Decifriamo il codice Provenzano. La ricerca della verità è affare di tutti. Ogni scuola della città, ogni chiesa, ogni associazione, ogni facoltà dovrebbe farsi carico di studiare, analizzare, rielaborare un pezzo mancante della nostra storia.
Pubblicato il
11 Febbraio 2010, 10:55