09 Maggio 2009, 12:27
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La scure del Commissario dello Stato si è abbattuta su sei articoli della Finanziaria 2009 approvata alla fine di aprile dall’Assemblea regionale siciliana. Il prefetto, Alberto Di Pace, ha bocciato la contestatissima norma sui 78 milioni di euro di contributi ad enti ed associazioni, ha cassato il cosiddetto ‘piano casa’ e parte dell’articolo sulla sanatoria per chi occupa case popolari, ha impugnato il patto di stabilità interno regionale e ha contestato le misure di contenimento dell’emergenza ambientale oltre che la norma sulla definizione agevolata delle violazioni relative al tributo speciale per il deposito in discarica dei rifiuti solidi urbani.
No ai contributi a pioggia
Secondo il Commissario, è incostituzionale l’articolo 77 che sopprime l’ormai famigerata tabella H, contenente contributi per enti ed associazioni. Attraverso un escamotage, infatti, da un lato si sancisce l’abolizione dell’elenco ma dall’altro se ne autorizza ‘tout court’ la resurrezione attraverso l’inserimento nel bilancio di previsione di capitoli di spesa, contrassegnati con le lettere ‘A’ ed ‘F’. Il prefetto rileva la violazione degli articoli 81 e 97 della Costituzione e sottolinea che “l’estrema genericità delle disposizioni potrebbe dare origine a situazioni di compromissione del principio del buon andamento della pubblica amministrazione”.
In particolare, il commissario riscontra “l’iscrizione di ben oltre un centinaio di nuovi capitoli di spesa, suddivisi fra le rubriche di diversi assessorati, tutti relativi ad erogazioni di contributi ad enti, organismi, associazioni talora di notevole ammontare”. Di tali capitoli, almeno “quarantasette non consentono l’individuazione certa dei destinatari e, nella prevalenza dei casi, non è indicata la finalità per la quale il contributo è assegnato. In due casi manca l’indicazione della natura del beneficiario, la sede, l’attività svolta e la finalità dell’erogazione”. Insomma, sembrerebbe impossibile “verificare l’effettiva destinazione di attività meritevoli del sostegno pubblico”.
Inoltre, il Commissario bacchetta la Regione poiché “nel testo della delibera trasmessa dalla Regione non c’è alcun allegato riferibile all’articolo 77” come invece risulterebbe dal resoconto stenografico della seduta d’aula. Insomma, la norma, “attesa la suddetta genericità e la mancanza di un atto formale pubblico che ne definisca i contenuti e ne circoscriva gli effetti”, non può autorizzare “nuove o maggiori spese non preventivamente normate e la conseguente iscrizione di nuovi capitoli nel bilancio della Regione”.
Non ci sono fondi per il piano casa
Non si salva nemmeno l’articolo 34 sul ‘Programma di interventi per l’edilizia abitativa’ per insufficiente copertura finanziaria. La norma prevedeva una serie di iniziative volte alla realizzazione di alloggi popolari, di edilizia residenziale universitaria, anche mediante il recupero di unità immobiliari degradate, e di iniziative volte all’adeguamento a criteri antisismici, alla riqualificazione urbana ed alla riqualificazione energetica di edifici di proprietà pubblica.
Al finanziamento del programma, entro il limite di 80 milioni di euro, si sarebbe provveduto attraverso le risorse ex Gescal. Ma, per il Commissario Di Pace, questa previsione è “in contrasto con l’articolo 81, della Costituzione, in quanto priva di idonea sufficiente copertura finanziaria”. Una mancanza di fondi ammessa dall’assessorato ai Lavori pubblici che, in una nota trasmessa al prefetto l’8 maggio scorso, ha messo nero su bianco che “le disponibilità residuali sui programmi ex GES.CA.L. non consentono certezze per far fronte alle necessità e tanto meno al finanziamento del programma di intervento per l’edilizia abitativa”.
Quel patto di stabilità instabile
Impugnata la disposizione del patto di stabilità che prevede l’esclusione delle spese d’investimento degli enti locali poiché contrasta con gli articoli 117, 119 e 120 della Costituzione. “La generalizzata esclusione di tutte le spese d’investimento dal patto di stabilità – si legge nelle motivazioni – è idoneo a comportare effetti peggiorativi sui saldi di finanza pubblica privi di adeguata compensazione”.
Niente sanatorie per chi occupa case popolari
Viola gli articoli 3, 97 e 119 della Costituzione la norma sul censimento degli alloggi popolari. Ma limitatamente alla parte sui comuni e gli Istituti autonomi per
le case popolari che possono regolarizzare la posizione dei detentori senza titolo degli alloggi previo pagamento delle mensilità del canone dovuto. “La norma – scrive il Commissario – introduce una indiscriminata e generica sanatoria delle occupazioni “sine titulo” degli alloggi popolari”.
Il tributo che non compete alla Regione
Impugnato l’aticolo 58 relativo alla definizione agevolata delle violazioni relative al tributo speciale per il deposito in discarica dei rifiuti solidi urbani. Secondo il prefetto “si deve tuttora ritenere preclusa la potestà delle Regioni di legiferare su tasse esistenti e regolati da leggi statali”.
Rifiuti, commissari, Ato e tariffe
Salva la decisione di nominare commissari ad acta presso i comuni inadempienti nei confronti delle società di igiene ambientale, il prefetto rileva che va contro sette articoli della Costituzione e uno dello Statuto speciale, parte della norma della Finanziaria sulle misure di contenimento dell’emergenza ambientale che sarebbe “lesiva dell’autonomia degli enti locali che fanno parte degli Ato”, gli Ambiti territoriali ottimali”. Il Commissario riporta una sentenza del Cga secono la quale “fin quando non sarà operativo il nuovo meccanismo tariffario le società d’ambito non possono che gestire il servizio sulla scorta del regime tariffario stabilito dai Comuni ricompresi nell’Ato”.
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09 Maggio 2009, 12:27