20 Gennaio 2013, 19:38
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CATANIA – “Ho trovato un’ottima Provincia”, parola di Antonina Liotta, il commissario straordinario della Provincia di Catania, nominata dal presidente della Regione Rosario Crocetta a seguito delle dimissioni di Giuseppe Castiglione. A LiveSiciliaCatania concede un’analisi generale sull’Ente provincia. Il quadro tracciato è quello di una istituzione che, nel suo complesso, godrebbe di buona salute, nonostante le criticità procurate dai 24milioni di euro del debito Ifi e dal taglio dei trasferimenti da parte del governo nazionale. L’approccio della Liotta è tecnico, nell’accezione più positiva del termine, quella cioè di sobrio e autorevole. Un tempo si sarebbe detto da “servitrice dello Stato”. Allo stesso tempo però non difetta di visione politica, nonostante decida di non entrare nel dibattito fra i gruppi consiliari: “Credo – ha detto il Commissario straordinario- che un lungo periodo di commissariamento crei un vulnus democratico. Mi auguro che si vada presto al voto”. Tra i prossimi obiettivi del mandato, lo ha annunciato a LiveSicilia Catania, c’è quello di “intervenire sul fronte immobiliare. Sulle scuole però – ha chiarito- non abbiamo tagliato nulla, semmai razionalizzato”.
Commissario, da più parti arrivano apprezzamenti sul suo operato. Per utilizzare una metafora televisiva, potremmo dire che sono “tutti pazzi per la Liotta”. É un giudizio meritato?
Non lo so. Io posso soltanto dire che ci ho messo finora tutto l’impegno e l’equilibrio possibile. Io ritengo che bisogna fare sempre di più. Io non sono una persona che dorme sugli allori. Ringrazio quindi chi fa questi apprezzamenti, ma ritengo di poter rilanciare ancora.
Quale Provincia ha trovato al suo insediamento?
Un ottima Provincia, devo dire.
Mi perdoni, ma lei stessa, ricordando il viaggio a Roma per spalmare il debito Ifi, ha detto che ha trovato il giudice fallimentare fermo sulle proprie posizioni e che si lamentava sulla assenza complessiva dell’Ente in merito a questa faccenda.
Vede, questo è un aspetto abbastanza complesso. Il fatto che sia mancata una mediazione non è addebitabile necessariamente ad una cattiva amministrazione. Probabilmente, io tengo sempre a mettermi nei panni degli altri, se andassimo a vedere la nascita di questo debito, credo che verrebbe a tutti un po’ di rabbia. Si pensi alla cifra dei ventiquattro milioni di euro. Io dunque scinderei il giudizio su quella che è la gestione complessiva della Provincia, che mi sembra un’ottima provincia, la seconda dell’isola, dal caso in sé. Che magari negli anni si siano registrati dei momenti di inerzia, d’indifferenza, potrebbe essere vero. Ma il debito Ifi è un caso a sé. E comunque, la Provincia regionale di Catania è un ente, che nonostante le criticità, ha saputo fare innovazione.
A proposito d’innovazione, ultimamente è stato varato il “bilancio sperimentale”. Cos’è e che vuol dire in termini politico-amministrativi?
Ciò significa che la Provincia di Catania ha aderito, prima di tutti gli altri enti, alla norma che entro il 2014 introduce i nuovi principi contabili. Ha significato, senza dubbio, una serie di benefici che non sono soltanto d’immagine, ma di alleggerimento dai vincoli di patto. Dunque, ha fatto bene chi ha promosso di aderire a questo protocollo.
Qual è oggi lo stato dell’Ente?
Il tema è molto complesso. L’assetto istituzionale della Provincia è tutto da riscrivere. Quello delle Provincie della regione siciliana è in parte scritto e non attuato, e in parte tutto da riscrivere. Intendo dire che, con la legge 9 dell’86, la Regione Sicilia si era data un progetto di ente intermedio con funzioni di area vasta. Il problema da chiarire però è uno: una cosa è fare le leggi, una cosa è trasferire materialmente queste funzioni agli enti di area vasta. Le funzioni in buona parte non sono state trasferite, così nel tempo la Provincia è stata come un ente asfittico e auto referenziale, che gestiva soltanto le scuole e la manutenzione delle strade. E questo è un tema. L’altro è di una Regione siciliana che adesso si deve confrontare con il progetto di riordino delle provincie così come è stato lanciato dal governo Monti.
Per rientrare dal debito Ifi sono stati necessari alcuni tagli, fra questi quello al budget delle scuole, e l’amento delle tasse Rca e Ipt. Basteranno questi provvedimenti?
Io vorrei chiarire un punto. Alle scuole non è stato fatto alcun taglio, sono state semmai razionalizzate alcune spese in termini di affitto dei plessi e consumo delle utenze. Razionalizzazione non significa tagli. Semmai efficienza. E questo andava fatto al di là del debito Ifi. Certo, dei tagli ci sono stati, non c’è dubbio. Se lei pensa che non abbiamo avuto il consenso dei creditori per spalmare il debito in dieci, come consente la legge, e siamo dovuti rientrare entro il 2013, si capisce che abbiamo dovuto approntare un piano di mantenimento della spesa. Che non è neppure bastato, c’è voluto pure l’aumento delle imposte Rca. Tutto questo per mantenere saldi i vincoli di stabilità. Ma si badi bene, in Sicilia tutte le provincie avevano già alzato le tasse sull’Rca. É giusto ricordarlo. Ma oltre al debito Ifi, per quanto riguarda le provincie, l’ammanco più grave è stato il taglio dei trasferimenti da parte del governo centrale.
Lei un volta disse davanti al consiglio provinciale che, analizzando i conti dell’Ente, ci sarebbe stato ulteriore spazio per razionalizzare la spesa. Precisamente dove?
In concreto ho visto che c’è un patrimonio immobiliare infinito, enorme, molto degradato, rispetto alla quale si potrebbero fare enormi risparmi. Non c’è dubbio che l’aspetto immobiliare, con i suoi relativi costi, è un fronte sul quale intervenire. Io su questo sto lavorando con i dirigenti della Provincia.
Ultimamente è esplosa la polemica sulla richiesta di dimissioni di Giovanni Leonardi dalla carica di Presidente della Provincia a causa del suo passaggio dall’Mpa all’Udc. Cosa dice in merito?
Non dico nulla. Non entro nelle dinamiche politiche, non intendo entrarci in alcun modo. Il mio è un ruolo tecnico. Queste sono dinamiche che devo rispettare e che devono rimanere estranee al mio ruolo.
I prossimi obiettivi invece?
Io personalmente credo che un lungo periodo di commissariamento crei un vulnus democratico, dunque mi auguro che si ritorni quanto prima ad un presidio democratico, con una rappresentanza eletta sul territorio. Ciò non toglio che, ove non fosse così, cercherò di supplire a questo vulnus con un impegno a 360 gradi sul territorio.
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