14 Luglio 2009, 07:33
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E’ morto all’età di 104 anni Giuseppe Alessi, primo presidente della Regione Siciliana, così ci informano le agenzie, ricostruendone brevemente la biografia.
Nato il 29 ottobre 1905 a San Cataldo in provincia di Caltanissetta, Alessi aderisce a 14 anni all’Azione cattolica, e due anni dopo fonda il circolo giovanile del partito popolare. Nel 1924 – in pieno periodo fascista – crea la sezione nissena della Federazione universitaria cattolica. E’ questa l’occasione che gli consente di entrare in contatto con Don Luigi Sturzo, del quale subisce subito il fascino. Più tardi si laurea con lode in giurisprudenza e una tesi sul tema “L’arbitrio del giudice nell’applicazione della legge”. Quindi inizia l’attività di avvocato. Nel 1947 viene eletto per la prima volta deputato della Democrazia Cristiana e accetta l’incarico di formare il primo governo della Regione alla guida di una formazione monocolore. Sarà un governo alle prese con gravi problemi di arretratezza economica e di criminalità. Resta alla guida dell’esecutivo fino all’11 gennaio 1949. Sarà di nuovo presidente della Regione nel 1955, nella terza legislatura; l’anno dopo viene eletto all’unanimità presidente dell’Assemblea regionale, carica che lascia nel 1963, quando viene eletto senatore.Ad Alessi si deve nel 1956 il “Piano quinquennale per lo sviluppo economico della Regione”. La sua carriera politica si conclude nel 1968, quando decide di tornare alla professione di avvocato.
Un attimo dopo la notizia le agenzie sono state inondate di dolenti comunicati di cordoglio. Sentito o non, è il classico coro delle prefiche (sia detto senza malevolenza) che non può mancare in un momento come questo. Giusto così. Ovviamente, i nostri politici hanno inserito nel canovaccio condolente un granello di interesse personale. Gli autonomisti hanno lodato la carica sicilianista di Alessi. I sedicenti moralisti ne hanno elogiato il rigore. Ognuno si è presentato – di sottecchi – come l’erede perfetto di quella tradizione. In tanti hanno rimpianto, più o meno esplicitamente, i bei tempi del Presidente, quando – qualcuno ha scritto – la politica era diversa: più rigorosa, più disinteressata. Ecco, siccome a scrivere l’ultimo passaggio sono stati i politici contemporanei, ci pare di avere assistito a una sorta di outing pubblico. Quella di Alessi era vera politica, questa, di riflesso, non lo è più. E se lo dicono proprio coloro che oggi fanno politica, perchè non credergli? Sono certamente degni di fede.
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14 Luglio 2009, 07:33