09 Novembre 2020, 11:25
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PALERMO – Una previsione a tinte fosche. Un declino economico già pesante per la crisi economica 2007-2012 da qui la Sicilia non si è mai ripresa e che ora viene appesantita ulteriormente dalla pandemia. La Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza regionale (NaDefr), presentata dall’assessore all’Economia della Regione Siciliana Gaetano Armao, è pesantissima: la previsione sul Pil tendenziale per il 2020 si aggrava, passando dal -7,8% all’8% se non addirittura al -9,5% in uno scenario che tiene conto di altri fattori di rischio. Uno scenario che arriva a pochi giorni dallo studio della Cgia di Mestre, secondo cui i danni della pandemia riporteranno la Sicilia indietro di 34 anni.
“L’impatto della pandemia e delle misure per contrastarla hanno avuto un effetto depressivo sull’economia siciliana ben più di quanto si immaginava a livello statale”, le parole di Armao. “Non solo il Sud patisce un pesantissimo aumento della riduzione del Pil ma inoltre gli effetti rischiano di essere più pervasivi e lunghi, attenuando il rimbalzo che ci sarà in altre regioni italiane”. Secondo l’assessore all’Economia “il divario che in Italia esiste tra le varie regioni svolge effetti asimmetrici e divergenti sull’impatto della pandemia nell’Isola”. E in termini reali, l’assessorato all’Economia prevede per i cittadini siciliani “una perdita del Pil pro-capite per il 2020 di 1.300 euro “che si aggiungono – ha sottolineato Armao – ai costi per l’insularità che ogni cittadino dell’Isola deve sostenere e che sono pari ad altri 1.300 euro annui”.
Due le prospettive alternative di evoluzione degli effetti della pandemia studiate dall’assessorato: una più favorevole, direttamente discendente dalla NaDef statale “alla quale – ha precisato Armao – ci si deve giuridicamente attenere”, compendiata da una più prudente sul relativo impatto economico pluriennale. “Ciò in quanto vi è il rischio che le dinamiche negative innescate dalla pandemia e dalle connesse misure di salvaguardia, seppur accompagnate da iniziative di mitigazione quali sussidi, ristori, sostegno a famiglie e lavoro, non scongiurino gli effetti profondamente negativi sui lavoratori e le imprese”.
Ecco perché per la Sicilia sul Pil tendenziale “se emerge un peggioramento dell’andamento per l’anno in corso (da -7,8% a -8,0%), in linea con quanto prospettato nella relazione all’Ars già nel marco scorso – ancora l’assessore all’Economia – si evidenzia, tuttavia, un più robusto rimbalzo delle previsioni di crescita per il 2021-2023; a partire dall’anno prossimo: +5,0%, invece che +3,4% e un +3,5% nel 2022, mentre il Pil programmatico segna un +7,6% nel 2021 ed un +4,7 nel ’22”.
Nello “scenario di rischio”, invece, una previsione più cauta connessa all’eventuale protrarsi della seconda ondata di contagio pandemico si evidenzia una contrazione del Pil per il 2020 del 9,5% ed una ripresa più lenta del Pil tendenziale nel successivo periodo. “Anche se in questo caso gli effetti delle politiche di sviluppo, rilancio e resilienza statale e regionale, con un incremento del Pil nel triennio 2021-23 del 16,3% – ha affermato Armao – consentirebbero non solo di recuperare quanto perduto nel 2020, ma addirittura gran parte della contrazione dello scorso decennio, riportando così l’economia siciliana verso i massimi livelli di crescita”.
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09 Novembre 2020, 11:25