24 Novembre 2020, 17:17
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PALERMO – La pandemia accenna a una regressione, frutto delle nuove misure, ma resta alta l’allerta sui ricoveri: lo dice lo studio ‘Covistat19’ dell’Università di Palermo. Il progetto fa da vero e proprio osservatorio statistico sull’andamento della pandemia. “Ancora una volta, come statistici, vorremmo cercare di dare il nostro contributo informativo – spiegano Andrea Consiglio, Vito Muggeo, Gianluca Sottile, Vincenzo G. Genova, Giorgio Bertolazzi e Mariano Porcu – riprendendo l’analisi dei dati e presentando alcune misure di sintesi di facile interpretazione del fenomeno”. Dal lavoro del team di ricerca, aggiornato al 23 novembre, si possono scorgere una flessione di alcuni indicatori ma anche un trend continuo di altri.
Nella “Fase 2” del progetto, così definita dagli autori, vengono considerati quattro indicatori epidemiologici misurati in alcune regioni e su tutto il territorio nazionale: il numero giornaliero di nuovi casi positivi, la percentuale giornaliera di casi positivi su tamponi effettuati, il numero di ricoveri (comprese le terapie intensive) e il numero delle sole terapie intensive. Per ciascuno di questi indicatori vengono presentati un grafico che evidenzia l’andamento temporale e una tabella riassuntiva che riporta i tassi di crescita.
‘Covistat19’ offre anche un confronto tra tutte le regioni italiane in termini di percentuale di nuovi casi positivi sul numero di persone effettivamente esaminate. Gli autori osservano che “questa proporzione, non calcolabile precedentemente per mancanza del dato sui casi testati, è sicuramente più appropriata della percentuale di casi positivi sul numero di tamponi effettuati, perché come è noto più tamponi possono riferirsi ad una stessa persona”. VAI ALLO STUDIO COMPLETO
Proprio in merito ai positivi sui casi esaminati, viene osservato che “un valore elevato di questa percentuale è un indicatore di una maggiore persistenza dell’epidemia”. Il grafico realizzato dall’università “mostra la percentuale di positivi al Covid-19 sui casi testati per le regioni italiane negli ultimi quattro giorni – spiegano gli autori –. Nel grafico la dimensione del pallino è proporzionale al numero di casi testati per diecimila abitanti. Più grande è il pallino, maggiore è la quota di individui esaminati sulla corrispondente popolazione regionale. La linea tratteggiata riporta il valore nazionale. Le regioni nella parte sinistra del grafico sono caratterizzate da una percentuale di positivi più alta e superiore alla media italiana”.
La Sicilia è appena al di sotto della linea tratteggiata e praticamente al centro del grafico, ma presenta anche un pallino di piccole dimensioni: l’Isola insomma è sì al di sotto della media nazionale di contagi sui casi testati, ma ha anche effettuato meno tamponi rispetto ad altre regioni d’Italia.
Per l’interpretazione del grafico torna utile la spiegazione del gruppo dietro a ‘Covistat19’: il grafico riporta i valori giornalieri, i pallini grigi, di cui uno con circonferenza nera a rappresentare l’ultima osservazione disponibile. Le linee spezzate sovrapposte, in azzurro e verde alternati, rappresentano ognuna un certo andamento medio in uno specifico intervallo di giorni.
Dopo il calo ‘fisiologico’ dell’estate, la curva ha ripreso una crescita intorno ad agosto per poi salire vertiginosamente con l’apertura delle scuole. Dopo ottobre i nuovi positivi giornalieri in Sicilia sono arrivati ben oltre quota 1.500, portando i ricercatori a individuare il picco proprio nel periodo attuale. La curva infatti ha continuato a crescere anche dopo il Dpcm del 25 ottobre ma, viste le tempistiche del virus, i frutti delle restrizioni dovrebbero maturare in questi giorni.
Anche in questo caso, a parte un ovvio picco di marzo e una lieve punta a metà di agosto, la curva ha iniziato a procedere in salita dalla fine dell’estate. Ma dopo un picco vicino allo 0,20 per cento di positivi giornalieri sui tamponi effettuati, anche qui il grafico dell’università suggerirebbe una prossima normalizzazione in vista di dicembre.
In questo caso i due grafici seguono un andamento più lineare. Il primo, che tiene conto di tutti i ricoveri sull’Isola inclusi quelli in terapia intensiva, continua a indicare una salita della curva dalla fine dell’estate all’ultima rilevazione (oltre i 1.500 ricoveri).
Lo stesso vale per la seconda elaborazione, che stavolta invece considera solo i ricoveri nelle terapie intensive: l’escalation continua da ottobre al 23 novembre ha portato a un’occupazione di quasi 250 posti su 588 totali. Secondo il grafico dello studio ‘Covistat19’, dunque, la soglia d’allarme del 30 per cento di occupazione dei posti disponibili è stata superata nelle prime settimane di novembre.
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24 Novembre 2020, 17:17