12 Febbraio 2013, 10:57
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PALERMO – “Alla luce del grave stato di crisi della pesca in Sicilia e della drammatica perdita di occupazione e di reddito avvenuta nel 2012, l’Assessorato Risorse Agricole ed Alimentari, guidato dall’Assessore Dario Cartabellotta, ha consentito la pesca professionale del novellame. Il decreto coniuga la salvaguardia dell’unico reddito dei piccoli pescatori e la tutela dell’ambiente di mare secondo le prescrizioni dell’Unione europea che nell’ultimo regolamento ha affermato il principio di regionalizzazione della pesca”.
Lo afferma, attraverso una nota, l’assessorato alle Risorse agricole, che precisa: “L’attività è esercitata da un numero limitato di imbarcazioni, che non supera le 270 unità, che per dimensioni, abilitazione, oltre che tradizione, risultano essere l’anello più debole di una flotta regionale che supera, sia pure di poco, le n. 3.000 unità. Le unità coinvolte non superano per tonnellaggio le 10 TSL. La complessità dell’attrezzo, definito localmente “tartarune”, coincidente con circuizione senza chiusura, fa si che lo stesso possa essere utilizzato da maestranze particolarmente esperte e che hanno ereditato la conoscenza dei fondali, delle correnti e delle condizioni biologiche della specie.
Il tartarune deve avere un’altezza minore del fondo e quindi non toccare il fondale durante le operazioni di pesca: in tal modo si coniuga attività di pesca e sostenibilità ambientale.
All’attività di pesca si accompagna il progetto di ricerca “Studio e monitoraggio dello stato delle risorse di novellame di sardina, di rossetto e di cicerello”, con l’obiettivo di definire compiutamente lo stato degli stock di sardina allo stato adulto. I pescatori sono obbligati a fornire settimanalmente i dati riguardanti le catture giornaliere in termini di quantità, località, numero di cale svolte ed ore di pesca.
Prescindendo dalla condotta seguita nell’ultimo decennio, – prosegue la nota – che ha visto la Regione autorizzare il prelievo di novellame in tutti i Compartimenti Marittimi dell’Isola (fino all’anno 2010), sia pure con alterne limitazioni riguardanti l’areale prospiciente Sciacca, il provvedimento autorizzativo non può non tener conto dei dati ufficiali esistenti, già in possesso dell’Unione Europea, relativi allo Stretto di Sicilia e che denotano con certezza uno stato di sofferenza della specie adulta.
Pertanto la pesca è autorizzata sul Mar Tirreno e sullo Jonio per soli 40 gg (non 60 come in passato). Giova ricordare che un Regio Decreto 11 maggio 1835 regolamentava la pesca del novellame. Quanto precede a dimostrazione che il prelievo di novellame da consumo per la nostra Regione è sempre stato esercitato, sia pur con delle prescrizioni, essendo da un lato fonte di reddito e dall’altro abitudine alimentare. Di notevole importanza appare la considerazione che tale attività venisse svolta in prossimità della costa ed in periodo invernale, con ciò riguardando piccole imbarcazioni (pesca artigianale locale) che, viste le condizioni meteo-marine avverse tipiche del periodo non avrebbero potuto esercitare altra attività. Quindi non solo pesca “storica” ma riferita ad un target di imprese di minuscola dimensione”.
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12 Febbraio 2013, 10:57