09 Luglio 2019, 18:51
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PALERMO – L’elenco degli imputati rinviati a giudizio si apre con il nome di Giuseppe Corona, nome nuovo della mafia di Porta Nuova. Fu arrestato la scorsa estate nel blitz che i finanzieri del Nucleo speciale di polizia valutaria chiamarono “Delirio”. C’è solo un imprenditore costituito parte civile: “La causa è nella scarsa fiducia negli strumenti di sostegno messi a disposizione dallo Stato”.
Da Porta Nuova a Resuttana. Gli affari legavano i mandamenti mafiosi. A gestirne una grossa fetta sarebbe stato Corona. Secondo il procuratore Francesco Lo Voi, l’aggiunto Salvatore De Luca e i sostituti Amelia Luise, Annamaria Picozzi, Roberto Tartaglia, Siro De Flammineis (gli ultimi due non sono più in servizio a Palermo), montagne di soldi, accumulati soprattutto con la droga, sarebbero stati riciclati nell’apertura di nuove attività commerciali.
Nel corso dell’indagine emerse anche la figura di Raffaele Favaloro, a cui era stata perdonata una delle colpe più gravi. Quella di essere figlio di un pentito. Favaloro mise la sua vita nelle mani dei boss. Era pronto a morire pur di cancellare la macchia indelebile lasciata dal padre Marco.
L’inchiesta svelò l’interesse della mafia per i traffici di droga e la tradizionale imposizione del pizzo. Solo un imprenditore, però, si è costituito parte civile al processo, assistito dalla Federazione antiracket. “In linea con un clima generale di forte sfiducia nelle istituzioni – spiegano gli avvocati Valerio D’Antoni e Ugo Forello – registriamo gravi passi indietro nella lotta alla mafia e alle estorsioni. Le vittime preferiscono resistere in silenzio e non opporsi pubblicamente per il timore, obiettivamente fondato, che lo Stato non sostenga con il giusto tempismo la denuncia. Sia riguardo ai tempi dei processi, sia riguardo agli aiuti economici riconosciuti e previsti dalla legge – aggiungono -. In un contesto cosi complicato, reso ancora più deprimente dalla scarsa credibilità del mondo dell’antimafia per via degli scandali che hanno colpito associazioni di categoria e antiracket, la scelta dell’imprenditore di costituirsi parte civile assume un valore maggiore. Il momento brutto della vittima non finisce qui, occorre adesso affrontare il processo e le difficoltà ambientali riscontrate in seguito alla denuncia, ma con il supporto reale di chi lavora davvero sul campo e finalmente libero da pressioni malavitose”.
Queste le persone rinviate a giudizio dal Gup Clelia Maltese per le quali il processo inizierà ad ottobre: Giuseppe Corona (associazione mafiosa), Domenico Lo Iacono (estorsione), Roberto Bonaccorso (intestazione fittizia), Aurelio Ferrino (intestazione fittizia), Stefano Madonia (usura), Loredana Ruffino (usura), Maria Laura Bonaccorso (intestazione fittizia), Giuseppe Buccheri (associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di droga), Salvatore Calabrese (intestazione fittizia), Aldo e Francesco Calandra (reimpiego di denaro di provenienza illecita), Francesco De Lisi (intestazione fittizia), Giampiero Giannotta (droga), Angela Gnoffo, Giuseppa Ocello (intestazione fittizia), Nunzio Oliveri, Salvatore Sanfratello, Calogero Sanfratello, Giuseppina Scimone, Maurizio Tafuri, Silvano Bonaccorso (tutti per intestazione fittizia).
Ecco invece gli imputati che hanno scelto il rito abbreviato: Antonino Salerno, Massimiliano Cocco, Raffaele Favaloro, Fabio Bonaccorso, Maurizio Caponetto, Pasquale Fantaci, Salvatore Giglio, Rosolino Albanese, Giuseppe Pecoraro, Francesco Lo Re, Giuseppe Abbagnato, Luigi Miceli, Vito Virzì, Croce Siragusa, Emanuela Milazzo, Michele Siracusa, Giosuè Lo Piccolo, Giovanni Russo, Francesco Paolo Trapani, Rosa Madonia, Giuseppa Mandarano, Alessandro Bronte, Salvatore Buccheri, Anna David, Giuseppe Giurintano, Andrea Lo Coco, Calogero Naso, Carmelo Naso, Giovanna Porcelli; Salvatore, Gioacchino, Giuseppe Salamone; Giuseppe Tarantino, Claudio Demma, Sandro Diele, Paolo Lo Iacono, Gregorio Palazzotto.
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09 Luglio 2019, 18:51