“Il demonio entra dalla vagina” | Quegli esorcismi a luci rosse

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21 Ottobre 2016, 18:02

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PALERMO – Uno si presentava come guida spirituale, pronto a tendere una mano alle donne in difficoltà, l’altro è uno dei sacerdoti più noti nel capoluogo siciliano, un frate cappuccino che faceva da cappellano anche all’ospedale Civico. Il loro arresto per violenza sessuale oggi ha gettato nello choc il mondo della Chiesa e i drammatici racconti delle vittime agli inquirenti fanno emergere dettagli sempre più inquietanti. Parlano di una fiducia tradita, di un meccanismo che le ha rese impotenti e soggiogate.

Padre Salvatore Anello e il colonnello dell’esercito in servizio alla caserma Turba, salvatore Muratore, avrebbero da tempo abusato di quattro donne, comprese tre minorenni. Gli incontri di preghiera si sono man mano trasformati in un incubo, al punto da portare all’esasperazione chi era finito nel loro mirino ed ha deciso di far crollare il muro d’omertà sul quale i due, probabilmente, erano ormai convinti di poter contare.

La polizia giudiziaria del Tribunale per i Minorenni ha in questi mesi raccolto testimonianze drammatiche: le preghiere di “guarigione” sarebbero ogni volta avvenute al convento dei Cappuccini, nello studio del sacerdote. Lui li chiamava “esorcismi”. A subire gli abusi sarebbe stata anche la mamma di una minorenne affetta da epilessia: era esasperata, scoraggiata e si rivolse a padre Anello, che le propose degli incontri per “cacciare” i demoni. Lei ebbe fiducia, ma cominciò il calvario. La donna ha raccontato di essere stata palpeggiata davanti agli occhi della figlia.

Le donne vittime delle presunte violenze avrebbero cercato di sottrarsi alle morbose richieste di prestazioni sessuali spacciate per riti religiosi: “Se non metti le mani nelle parti intime – avrebbe detto Muratore alle vittime – non ti liberi dal demonio. Demonio che entra sempre dalla vagina”. Per uscire da questo stato di soggezione psicologica le vittime si erano confidate anche con alcuni sacerdoti. Uno di questi “si era offerto di accompagnarmi dal vescovo”, racconta una vittima, che indica il nome del prelato. “Poi non si è fatto più sentire. Solo dopo mi ha chiamata prospettandomi le conseguenze negative di una denuncia e sostenendo che il colonnello stava facendo un percorso di purificazione”.

Un altro sacerdote avrebbe consigliato ad una delle vittime di presentare una denuncia ecclesiastica, assicurando che avrebbe favorito un incontro con il vescovo. Per cercare di ricostruire la figura di Muratore gli inquirenti hanno ascoltato anche un altro prete, che agli inquirenti ha spiegato di conoscere l’ufficiale dell’Esercito da otto anni; per un periodo lo avrebbe anche accompagnato in alcuni pellegrinaggi. Poi il colonnello si era avvicinato alla chiesa di via Perpignano gestita da don Roberto Elice, successivamente arrestato e poi condannato a 6 anni e 4 mesi per abusi sessuali su minori.

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21 Ottobre 2016, 18:02

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