29 Gennaio 2020, 18:34
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Aprire, aprire, aprire. La nuova parola d’ordine del Pd è questa dopo il risultato dell’Emilia Romagna che ha risentito del clima di partecipazione favorito dalle Sardine. Il dibattito è aperto. E dopo l’appello di Romano Prodi, arrivano anche le parole di Nicola Zingaretti, che dice sì alle porte aperte. Questo proprio mentre il Partito democratico siciliano si prepara ad aprire la stagione congressuale, quella che potrebbe essere la prima senza primarie aperte e con il segretario scelto solo dagli iscritti. Una prospettiva che non convince alcuni dirigenti del partito. Ieri Giuseppe Lupo aveva ribadito, proprio facendo riferimento alle parole di Prodi, la richiesta di primarie aperte. Oggi, su La Sicilia, l’eurodeputato Pietro Bartolo osserva: ‘Se c’è una cosa che gli ultimi anni ci hanno insegnato è che i porti chiusi non servono a nessuno, neanche al Pd’. E lo stesso Zingaretti, citato da Repubblica, accoglie l’invito di Prodi, promettendo porte aperte anche ai non iscritti, in un partito che dia “la possibilità anche a chi non se la sente di far parte del Pd, di partecipare”.
Il pallino in Sicilia è nelle mani del commissario del partito Alberto Losacco. Che si è già espresso nel senso di un congresso in cui votano gli iscritti. Ieri, il parlamentare di Areadem ha detto che “con il nuovo tesseramento il Pd siciliano ha avviato quel processo d’apertura indicato dal segretario nazionale”. Come a dire, l’apertura c’è già stata. Di primarie aperte non si parla. Ma qualcuno non vuole arrendersi. Su posizioni analoghe a Lupo c’è Nello Dipasquale: “Oggi leggo un intervento impressionante di Zingaretti. Che dice no al partito delle tessere e a partito solo degli iscritti. Le parole del segretario nazionale sono importanti e non possono essere disattese – dice il deputato regionale di Ragusa, che fa parte del gruppo di pontieri all’Ars che raccoglie quattro deputati dem -. La classe politica regionale deve almeno rifletterci e non si può liquidare il discorso delle primarie così”.
Secondo Dipasquale, “il lavoro del commissario è stato un lavoro eccezionale ma noi dobbiamo ora andare oltre, valutando un’ipotesi che ci viene suggerita dal segretario nazionale. E che mette in conto le primarie. Non è il momento di autocandidature ma di sintesi, riaprendo un dibattito nei territori – propone il deputato regionale -. Chiediamo ai territori cosa pensano delle primarie. Da questo confronto può partire la base programmatica del nuovo segretario regionale”.
Teresa Piccione, all’altro giro candidata contro Davide Faraone e poi ritiratasi, commenta: “Sono in linea con la dichiarazione di apertura del segretario nazionale, cioè aprire con le primarie all’associazionismo e a tutti quelli che guardano a noi con simpatia. Questo aiuterebbe a costruire il campo largo di cui parla Franceschini. Ci serve uno sguardo di prospettiva politica lungimirante”.
Insomma, gli irriducibili del gazebo non mollano la presa. Ma da qui a qualche giorno la faccenda sarà superata con la stesura del regolamento congressuale.
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29 Gennaio 2020, 18:34