15 Giugno 2013, 11:48
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PALERMO – Era uscito dal portone di casa come ogni mattina, intorno alle 7,30. Una giornata come tante, salvo un terribile incontro, quello con due malviventi che avevano già pianificato tutto: volevano rapinare l’ufficio postale in cui l’uomo è direttore, quello di piazza Sturzo, nel centro città. Era proprio alla succursale 20 delle Poste che, Salvo Coppola, si stava recando in auto. Da via Valdemone sarebbe stata una questione di pochi minuti, invece il tragitto verso il suo ufficio si è trasformato in un inferno di oltre un’ora.
Un arco di tempo durante il quale il direttore della succursale è letteralmente rimasto in balìa dei due uomini, che l’hanno costretto a salire sulla sua macchina insieme a loro, per poi guidare senza meta per le vie della città. Panico, paura, e “senso di estrema impotenza”, come precisa lo stesso Coppola, a cui i malviventi hanno poi intimato di fermarsi nell’area di parcheggio che si trova nei pressi dell’ospedale di Villa Sofia per poi abbandonarlo in auto, con mani e piedi bloccati da alcune fascette di plastica. Un sequestro, quello pianificato dai due, che avrebbe potuto permettere ad alcuni complici di agire all’interno dell’ufficio postale.
Ma qualcosa deve essere andato storto, perché i malviventi hanno improvvisamente desistito, lasciando macchina e direttore. Coppola è riuscito a lanciare l’allarme soltanto dopo essersi liberato, ma quelli che racconta sono lunghi momenti di terrore “che sto ancora metabolizzando”, dice. “Mi hanno colto di sorpresa, non se mi avessero pedinato prima. So soltanto che dal momento in cui mi hanno bloccato, fino a quello in cui mi hanno lasciato da solo in macchina, mi sono sentito impotente.
Non potevo fare nulla – racconta Salvo Coppola – specie dopo aver subito le loro terribili minacce. Parlavano della mia famiglia, dei miei figli. Come ci si può opporre quando in gioco c’è anche l’incolumità di chi si ama? E così ho fatto quello che mi hanno detto. Sono salito in auto – continua il direttore – e ho cominciato a guidare, “isolandomi” dalle loro discussioni, da quello che dicevano e che ho raccontato alla polizia. Abbiamo percorso diverse strade, poi mi hanno costretto a parcheggiare in un’area vicino all’ospedale. Lì mi sono chiesto cosa avessero ancora intenzione di fare, ma invece è successo qualcosa che non mi aspettavo.
Se ne sono andati, ma prima mi hanno immobilizzato con delle fascette di plastica, non potevo più muovermi. Non so cosa sia successo, non mi è sembrato che avessero ricevuto una telefonata o che qualcuno li avesse informati. Fatto sta che mi hanno lasciato lì e che, fortunatamente, non c’è stata alcuna rapina. Fino ad attimo prima ero nelle mani di persone che, probabilmente, sarebbero state in grado di fare di tutto. Con gente che, nonostante non mi abbia toccato un capello, mi ha impaurito facendo violenza psicologia, spesso anche peggiore di quella fisica.
Hanno minacciato me e indirettamente tutta la mia famiglia – prosegue Coppola – io ho due figli, non avrei potuto fare resistenza”. Il diretto dell’ufficio postale di Piazza Sturzo si definisce quindi ancora provato, d’altronde sono trascorsi pochissimi giorni: “E tra l’altro – aggiunge – sono consapevole del fatto che chi riesce ad agire in questo modo una volta, può sempre ripeterlo senza troppi problemi. Per questo ho paura. In base alle esperienze dei miei colleghi, che hanno purtroppo vissuto la stessa esperienza, so che è difficile che nel mirino finisca due volte la stessa persona, ma adesso vivo in momento di estrema tensione”.
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15 Giugno 2013, 11:48